Il Presidente della Regione critica il degrado dei servizi di assistenza.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-08-2006]
La Valle d'Aosta ha per popolazione le dimensioni di un grosso quartiere di una metropoli come Torino o Milano o di un medio capoluogo di provincia, dove la gente ha molta facilità nel contattare direttamente (per telefono o chiedendo un appuntamento) il sindaco o un assessore per esprimere proteste e reclami della vita quotidiana.
Nel caso della Valle d'Aosta questa vicinanza e familiarità dei cittadini con i vertici delle istituzioni vale addirittura al massimo livello con il presidente della Regione, che è in questo caso è il popolarissimo Luciano Caveri, per anni l'unico deputato valdostano e leader del partito di maggioranza quasi assoluta, l'Union Valdotaine.
E' normale che un cittadino valdostano, esasperato perché non riesce a non farsi addebitare da Telecom Italia un videotelefono mai ordinato, o un albergatore di Saint Vincent che ha il telefono guasto da una settimana, o un ristoratore isolato da giorni, fermi per la strada Cavero e gli chieda di dirne quattro a "quelli della Telecom", cosa impossibile e inaccessibile per un cittadino milanese, nei confronti di Formigoni o laziale nei confronti di Marrazzo.
Call center lontani, che rispondono da Catania o da Bari, imprese di assistenza che arrivano da fuori regione, insieme a una forte riduzione degli organici, causata da esodi e mobilità incentivate, il taglio degli straordinari, l'obbligo di effettuare le ferie nei mesi estivi, hanno fatto aumentare i ritardi nei tempi di riparazione, specie per le zone montuose e più isolate, innalzando il livello di insoddisfazione e di protesta dei clienti di Telecom Italia non solo in Valle d'Aosta ma anche nel resto d'Italia.
Il presidente valdostano Caveri però, esasperato e pressato dalle proteste dei suoi elettori, ha preso carta e penna e scritto a Tronchetti Provera lamentando che "la Val d'Aosta è stata dimenticata da Telecom Italia" la quale, invece, presa dalla situazione debitoria, probabilmente pensa che la politica di riduzione dei costi sia obbligata, anche a scapito del servizio, e probabilmente si limiterà a qualche generica risposta di rassicurazione. Almeno cosi' secondo Caveri.
Non a caso, da tempo, i pochi dipendenti rimasti nel Palazzo dei Telefoni di Aosta temono che la sede sia venduta - come molti altri edifici Telecom - e di essere quindi deportati a Torino, come è già accaduto ai loro colleghi di Asti e Vercelli, città dove non esiste più una presenza fisica Telecom Italia;l'indirizzo della casella postale di Asti per il servizio clienti, stampato sulle bollette, corrisponde solo a un centro di smistasmento della corrispondenza e dei pacchi gestito dalla società Comdata per conto di Telecom Italia.
Da ambienti ben informati all'interno della Regione, trapela l'indiscrezione che il presidente Caveri stia riflettendo sulla possibilità di costituire una società telefonica regionale, con la partnership di France Telecom, società telefonica del vicino Paese confinante, con cui la Valle condivide lingua, cultura e molti interessi.
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giovanni56