Un tribunale ha stabilito che il furto di oggetti che esistono solo in Rete è reale quanto quello di beni concreti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-10-2008]
Chi ha detto che la vita virtuale è lontana da quella reale? Per alcuni adolescenti olandesi il legame tra il mondo concreto e quello che esiste solo in Rete è più tangibile di quanto si possa pensare.
I ragazzi protagonisti di questa vicenda sono tutti appassionati di RuneScape, gioco di ruolo online scritto in Java dove, come in molti altri, per poter avanzare è utile avere oggetti che migliorino le abilità del personaggio.
Ottenere oggetti potenti, tuttavia, non è sempre facile o immediato e così due giocatori, un quattordicenne e un quindicenne, hanno pensato di prendere una scorciatoia: minacciare con un coltello un tredicenne affinché cedesse loro un amuleto e una maschera.
Se la vicenda è diventata di dominio pubblico solo ora è perché una corte ha condannato i due aggressori, e ora essi dovranno espiare compiendo lavori di pubblica utilità: il ragazzo di 15 anni sconterà 200 ore, mentre quello di 14 solo 160.
L'accusa ha vinto sostenendo la tesi secondo la quale gli oggetti avevano un valore reale per il loro possessore: pertanto dovevano essere considerati tangibili e quindi passibili di furto.
Inoltre, sebbene sia contrario alle regole del gioco, tali oggetti a volte vengono molto concretamente venduti nel mondo reale in cambio di denaro.
Invece la difesa ha invano sostenuto la testi opposta: legalmente gli oggetti non esistono e dunque non possono essere rubati.
Verrebbe da pensare che calci e pugni hanno probabilmente una consistenza maggiore, ma ciò sembra non essere stato preso in considerazione in quanto già il furto è stato considerato reale: "questi beni virtuali sono comunque beni, quindi questo è furto", si legge nella sentenza.
Il giudice ha seguito lo stesso principio applicato nei casi di furto di elettricità, legalmente considerata al pari di un oggetto materiale.
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