La candid camera

Diario di un Invisibile. Una squadra di pronto intervento ha l'incarico di recuperare gli ignari contagiati prima che lo facciano le squadraccie del Ministero della Salute.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-09-2011]

diario di un invisibile

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Diario di un Invisibile

La stranezza della giornata continuò a manifestarsi nell'ufficio postale e all'inizio non riuscivo a capire perché, poi piano piano misi a fuoco delle anomalie comportamentali dei presenti.

A volte il contatore dell'elimina-file indirizzava verso uno sportello dove non c'era impiegato, eppure chi di turno effettuava la sua operazione, altre volte sembrava che nessuno si presentasse al banco ma l'impiegato appariva indaffarato come a servire un utente invisibile.

La spiegazione che mi diedi fu quella del rispetto di una qualche, per me ignota, regola burocratica e la cosa mi mise una certa ansia; nei rapporti con l'amministrazione pubblica le regole che non conosci si rivolgono inevitabilmente contro di te. In fondo dovevo solo pagare un bollettino postale, non vedevo razionalmente che problemi avrei potuto incontrare.

Venne il mio turno e andai verso lo sportello indicato dal numeratore, non c'era impiegato. Attesi, riguardai verso il numeratore che mi confermò il mio turno a proprio quello sportello, poi improvvisamente scattò e diede il numero seguente allo stesso.

Mi girai verso l'addetto presente a fianco che stava sbrigando un'altro utente e chiesi:
"Scusi ma qui non c'è nessuno. Perché il numeratore mi ha indirizzato qui? Adesso è anche scattato di nuovo..."

L'impiegato alzò lo sguardo verso di me con un'espressione che mi sembrò allarmata, mi parve che volesse dire qualcosa ma tacque e proseguì l'operazione in corso distogliendo lo sguardo dalla mia persona, ignorandomi. Intanto chi di turno dopo, si portò al banco e come se non esistessi tirò fuori dei bollettini porgendoli ad un invisibile sportellista.

"Ehi senta, un momento. Io non ho ancora fatto. Aspetti che finisco."
Fu come non mi avesse visto o sentito.
"Ma... ma siete impazziti? E' l'ufficio postale fantasma questo? Cos'è una candid camera?" L'articolo continua qui sotto.

Mentre parlavo mi guardai attorno e m'accorsi che i più non prestavano nessuna attenzione al fatto e giusto qualcuno osservava con l'aria di non volersene far accorgere.

"Ma insomma che accidenti di storia è questa? C'è un direttore qui? Voglio parlare con il direttore!" Dissi a voce alta, quasi urlando.

Improvvisamente tre tizi entrarono nell'ufficio e si diressero verso di me, uno dei tre estrasse un tesserino che mi sembrò della Polizia o di un'altra forza pubblica ma non potei capire bene vista la velocità con cui lo rimise via.

"Cosa succede?" mi chiese.
"Succede che non vogliono farmi pagare il mio bollettino. Ho aspettato il mio turno ma nessuno mi ha servito e ora mi stanno facendo passare avanti altri."

I tre si guardarono un attimo in faccia, poi mi squadrarono. Quello che aveva parlato mi posò la mano sul braccio e disse:
"Abbiamo capito. Venga con noi per favore."
"No un momento, come sarebbe a dire. Io sono la parte lesa. Ho diritto che la mia operazione venga fatta come per tutti gli altri."
Il tipo mi prese sottobraccio e un suo compagno m'afferrò l'altro braccio.
"Non si preoccupi, venga con noi. E' meglio per lei."
Mentre continuavo a borbottare proteste, mi portarono fuori praticamente di peso e mi caricarono su un'auto civile.

In macchina il tizio che mi aveva parlato sedeva di fianco a me sul sedile posteriore.
"Dove stiamo andando?" chiesi.
Non risposero e io avevo la sensazione di stare in un guaio. Che giornata del cazzo.

Dopo circa dieci minuti la macchina s'infilò in un cantiere abbandonato e cominciai ad essere spaventato. La vettura si fermò in uno spiazzo riparato e il tizio al mio fianco mi posò amichevolmente una mano sulla spalla e mi sorrise.

"Non aver paura, non siamo guardie e non vogliamo farti del male. La situazione poteva diventare pericolosa per te, fortunatamente eravamo in zona quando ci hanno avvisato e siamo potuti intervenire prima che qualcuno chiamasse veramente la Polizia Sanitaria, quei posti sono pieni di spie che venderebbero la madre pur di tenersi quello straccio di posto di lavoro che hanno."

Lo guardai sorpreso.
"Polizia Sanitaria? E che roba è? Mai sentita."
"Certo sei uno nuovo e la notizia non è mai stata resa pubblica, anzi la tengono ben nascosta." disse il tipo di prima, poi continuò: "E' difficile da spiegare in poche parole ma diciamo che è in corso una specie di epidemia che sta dilagando e anche te ne sei stato colpito. Noi siamo una specie di squadra di pronto intervento con l'incarico di recuperare gli ignari contagiati prima che lo facciano le squadraccie del Ministero della Salute."

Lo guardavo fisso; non sapevo che dire. Certamente in quella giornata mi erano successe cose piuttosto strane ma non mi sentivo di certo malato.

"Io sto benissimo." dissi "Anzi lasciatemi andare per i fatti miei. Di questa storia non ne so e non ne voglio sapere!"
"No purtroppo non possiamo lasciarti andare per il tuo stesso bene. Ti dobbiamo portare da qualcuno."

"Ma questo è un sequestro di persona. E da chi dovreste portarmi poi?"
Il tizio ridacchiò mentre l'auto si riavviava.
"Visto che sei un contagiato ti portiamo dal dottore no?"
Mi sentii di nuovo molto preoccupato immaginandomi in una futura, poco gradevole posizione da cavia per esperimenti.

Il tragitto durò una ventina di minuti ad andatura moderata poi entrammo in un garage sotterraneo. Scendemmo dalla macchina e uno dei tre aprì una botola nella quale c'infilammo. Scendemmo diverse rampe di scale per trovarci di fronte ad una porta metallica sorvegliata da due "uomini montagna" armati di mitragliette.

Riconobbero i miei accompagnatori ed aprirono la porta. Il solito tizio mi si rivolse parlandomi: "Allora siamo arrivati dal dottor Marsi, avrete un colloquio. Sarai libero di affidarti a lui o meno; personalmente ti consiglio di accettare il suo aiuto. E' un luminare, ha persino salvato la vita al mio cane."

Lo guardai e nonostante i miei timori, sorrisi a quella che evidentemente voleva essere una battuta sdrammatizzante. Mi porse la mano per stringerla.
"A proposito, mi chiamo Luca."
Strinsi la mano.
"Io sono Alberto."

Luca mi spinse delicatamente verso la porta aperta. Varcata la soglia mi trovai in un piccolo ambiente scarsamente illuminato, di fronte avevo una porta in legno socchiusa da cui s'intravedeva della luce. Sulle pareti lateali altre due porte chiuse.

Bussai all'uscio socchiuso. Una voce m'invitò ad entrare.

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Il dottor Marsi

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Veleno Romano