Così i criminali, notoriamente taccagni, saranno più facilmente individuabili.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-06-2020]
Nell'elenco delle applicazioni che maggiormente hanno beneficiato della pandemia diffusasi nei mesi scorsi, il nome di Zoom è certamente tra i primi.
Nel giro di pochissimo tempo ha acquisito milioni di utenti (tra cui anche istituzioni come le scuole) e, pur avendo dovuto affrontare tutta una serie di problemi, è riuscita a restare a galla e, anzi, a diventare per molti sinonimo di "videoconferenza".
Uno dei punti deboli di Zoom, per lo meno agli inizi, era la sicurezza: le chiamate mostravano seri problemi di privacy e chi voleva intrufolarsi in esse trovava la cosa fin troppo facile.
Con il passare del tempo Zoom, accessibile anche in versione gratuita, ha posto rimedio ai problemi più grossi, eppure il comportamento complessivo è sempre stato un po' ambiguo.
Lo dimostra l'ultimo annuncio. L'app ha annunciato il pieno supporto alla crittografia end-to-end (dato che la crittografia originariamente impiegata non era molto sicura), ma lo limiterà alle versioni a pagamento.
Chi usa Zoom gratuitamente si ritroverà quindi a fare delle chiamate "in chiaro": in altre parole, sarà possibile intercettare e decodificare senza difficoltà il flusso di dati.
Dal punto di vista di Zoom la cosa ha perfettamente senso: dato che l'applicazione è ciò che genera i ricavi dell'azienda, offrire funzioni avanzate soltanto a quanti pagano per il servizio è solo normale.
Quanti - e sono parecchi - usano l'edizione gratis farebbero però bene a considerare se valga la pena di continuare a restare fedeli a Zoom o se non sia meglio, per la privacy delle proprie videoconferenze, affidarsi a una delle numerose alternative.
Zoom, dal canto proprio, giustifica la disparità di trattamento non facendo leva su grette questioni economiche, ma con l'impegno contro un eventuale utilizzo illecito della piattaforma.
«Abbiamo intenzione di offrire la crittografia end-to-end a quegli utenti di cui possiamo verificare l'identità» ossia, in altre parole, quelli paganti. «Gli utenti della versione gratis si registrano attraverso un indirizzo email, che non fornisce informazioni sufficienti per la verifica dell'identità».
Su ciò fa leva il CEO di Zoom, Eric Yuan, il quale sottolinea come grazie a questa scelta le forze dell'ordine e le agenzie investigative come l'americano FBI possano avere facile accesso alle conversazioni, e ciò faciliti molto le indagini.
L'idea alla base è che dei criminali che usino Zoom per coordinarsi adoperino soltanto l'edizione gratuita, intercettabile, e non vogliano né pagare né fornire prova della propria identità in cambio di una versione che non è intercettabile, tramite la quale quindi potrebbero scambiarsi qualsiasi informazioni senza che un altro - nemmeno l'FBI - lo venga a sapere, anche se l'identità è verificata.
C'è da sperare che i criminali rispettino in pieno questo schema di comportamento.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|
Gladiator