Telecom Italia e la sua rete non sono divisibili se non dal punto di vista gestionale per garantire la concorrenza.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-09-2006]
Nel Regno Unito, British Telecom ha una divisione commerciale con amministratori indipendenti che offre a tutti uguali condizioni e costi di accesso, non solo alla stessa divisione. L'unico modello possibile per il nostro Paese è quello inglese, denominato open reach.
A fare questa affermazione è il presidente del consiglio Prodi, che esclude ogni possibile pubblicizzazione della rete, non per ragioni di principio ideologiche, ma perché "molto complesso e costoso": lo scorporo all'inglese ha visto in Gran Bretagna, Paese più burocraticamente rapido di noi, un tempo di circa 14 mesi.
Anche la Telecom guidata da Rossi e l'Authority di Calabrò hanno parlato di un tempo non breve per valutare, studiare e osservare l'attuazione del piano del consiglio di amministrazione che prevede lo scorporo della rete. Il gruppo dei consiglieri indipendenti di Telecom Italia vorrebbe inoltre affidare a un advisor indipendente una valutazione sulla validità del "piano-Tronchetti", che prevede lo scorporo della rete e dei telefonini.
La Cassa Depositi e Prestiti non può intervenire e tantomeno lo potrebbe fare lo Stato direttamente: la vicenda Alitalia ha dimostrato come sia stato difficile per il governo Berlusconi ottenere da Bruxelles una deroga per ricapitalizzare la compagnia aerea con 500 milioni di euro, come non ne potrebbe dare ancora e di più se non vuole essere accusato di "aiuti di Stato": quindi è impensabile, oggi, tornare indietro sulla privatizzazione.
Questo ci fa capire anche che lo scorporo della rete può avvenire solo lasciando la rete in una divisione, indipendente finché si vuole ma dentro Telecom Italia. Telecom risulterebbe sempre meno scalabile della società della sola rete da parte di investitori stranieri, a cui è molto difficile - se non impossibile - dire di no, specie se sono europei, come dimostra il caso Abertis-Autostrade. E' vero che in Francia il governo si è opposto all'Enel, ma quello è un Paese che vive una diversa coscienza di sé e del proprio ruolo, e dove la stessa destra ha una visione statalista.
L'unica possibilità, anche per garantire gli stessi livelli occupazionali, è una divisione di Telecom Italia dedicata alla rete, organizzata in modo da garantire al massimo livello clienti e operatori concorrenti. Con buona pace degli operatori indipendenti e delle loro associazioni, nella scala delle priorità per avere una rete efficiente, moderna, sicura e affidabile anche sul piano della privacy (cosa molto importante dopo le vicende di questi giorni) devono venire prima l'esigenza del Paese ad avere la banda larga più diffusamente estesa; contemporaneamente ci devono essere tariffe accettabili, e cioè le richieste dei clienti. In ordine di importanza, vengono dopo le necessarie garanzie occupazionali per chi ci lavora e comunque ha anche la professionalità per lavorarci; solo in ultimo infine c'è da tenere in considerazione l'esigenza dei vari operatori alternativi di guadagnare e di crescere.
Senza fortissimi investimenti da fare nella rete, in parte supportati dal pubblico per la digitalizzazione di pubblica amministrazione, ospedali, scuole e università, la "media company" ipotizzata da Tronchetti rimarrebbe una pura utopia e Alice 20 Mega incontra gravi problemi tecnici proprio per lo stato delle reti attuali. L'investimento nella rete prima dell'acquisto dei contenuti dovrebbe essere la priorità per il management di Telecom Italia.
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