Approvato dal Consiglio dei ministri un decreto che elimina l'obbligo di partita IVA italiana per chi vende pubblicità online.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-02-2014]
Vedi importante aggiornamento al fondo dell'articolo
Era stata rimandata al primo di luglio l'entrata in vigore della webtax, il provvedimento che impone a chi vende pubblicità online di aprire una partita IVA italiana.
Poi, però, il cosiddetto decreto Salva Roma è stato ritirato, facendo così decadere la proroga a luglio: il risultato è che la webtax entrerà in vigore il prossimo primo di marzo.
Si tratta di una scadenza troppo vicina perché, al di là delle discussioni sull'opportunità di tale norma, tutti i soggetti coinvolti si possano adeguare: tra un paio di giorni, insomma, l'Italia sarà popolata da fuorilegge.
La webtax impone infatti che chi acquista spazi pubblicitari lo faccia soltanto da soggetti che dispongano di partita IVA italiana (e, già dal primo gennaio, che il pagamento avvenga tramite sistemi tracciabili, come il bonifico bancario); ciò, però, pone al di fuori della legge giganti come Google, presso i quali moltissimi si servono.
Il governo Letta ha approvato la possibilità di detrarre dalle tasse fino a 1.000 euro di libri scolastici e universitari, e fino ad altri 1.000 euro di testi di editoria generale. Peccato che si parli di libri soltanto cartacei, gli ebook sono esclusi. | |||||||||||||
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L'obiettivo della legge è far pagare più tasse ai giganti, che sino ad oggi hanno approfittato della possibilità di non dover aprire la partita IVA in Italia per ridurre la somma da dare al fisco.
Inoltre, dato che la legge entra in vigore senza che ne sia stata fornita una comunicazione preventiva alla Commissione Europea, ecco che l'Italia si espone alla possibilità di venire sanzionata dall'Unione Europea per aver violato il diritto comunitario.
A questo punto spetta al nuovo governo intervenire - e con margini temporali strettissimi - per evitare la situazione che a breve verrà a crearsi e scongiurare la figuraccia internazionale che aspetta l'Italia: agli occhi del mondo il nostro Paese apparirà deciso a introdurre misure protezionistiche che mal si accordano con la natura aperta e mondiale della Rete.
Chi invece sostiene la webtax afferma che soltanto grazie alla tracciabilità il fisco ha potuto incamerare 130 milioni, quando l'anno scorso ne erano stati incassati appena 6; far pagare Google e gli altri giganti farebbe certamente bene alle casse dello Stato.
Aggiornamento 28 febbraio ore 16
Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi pomeriggio un decreto che mette uno stop alla webtax, come annunciato via Twitter dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. All'ultimo momento, ma almeno in tempo utile.
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