Facebook: ''La crescita è tutto, anche a costo di uccidere''

Lo rivela un memo interno del vicepresidente.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 31-03-2018]

facebook memo

A voler pensare da complottisti, sembrerebbe quasi che sia in corso un attacco coordinato a Facebook: a partire dal caso di Cambridge Analytica, negli ultimi giorni è tutto un susseguirsi di colpi tesi a screditare il social network per antonomasia.

La bordata più recente arriva dal disseppellimento di un vecchio memo interno all'azienda, scritto nel giugno del 2016 da Andrew Bosworth, vicepresidente di Facebook noto per non usare mezze misure quando si tratta di esprimere un concetto o un parere.

Il contenuto del memo, però, va al di là del semplice linguaggio diretto. È l'annullamento di tutto il miele con cui Mark Zuckerberg e gli addetti stampa cospargono le attività del social network nel tentativo di apparire buoni, disinteressati e premurosi verso gli utenti.

La realtà - come rivelano le parole di Bosworth - è diversa. A Facebook, coem a ogni azienda, interessa la crescita: poco importa se qualcuno ci rimette, anche con la vita.

Dopo aver annunciato che intende parlare del «lato brutto del lavoro», Bosworth arriva dritto al punto. «Noi colleghiamo le persone» scrive. «E ciò può essere positivo se viene usato bene. Magari c'è chi trova l'amore. Magari può persino salvare la vita di qualcuno che si trova sull'orlo del suicidio».

«E così colleghiamo ancora più persone. E ciò può essere negativo se viene usato male. Magari costa una vita, perché mette qualcuno alla mercé dei bulli. Magari qualcuno muore in un attacco terroristico coordinato grazie ai nostri strumenti. E tuttavia continuiamo a collegare le persone».

Ed è a questo punto che arriva il nocciolo della questione: «La triste verità è che crediamo tanto profondamente nel collegare le persone che qualsiasi cosa che ci consenta di collegare un numero maggiore di persone è, di fatto, un bene».

Tutto ciò che Facebook fa, quindi, dalla raccolta indiscriminata di dati personali al «linguaggio sottile usato per convincere gli utenti a farsi cercare dagli amici», tutto è giustificato nell'ottica della crescita. E non «per noi stessi. O per il valore delle azioni (ha!). Si tratta letteralmente di tutto ciò che facciamo. Noi colleghiamo le persone. Punto».

È evidente come un memo del genere, non appena è stato pubblicato da BuzzFeed, abbia scatenato una quantità di polemiche da far impallidire quelle legate a Cambridge Analytica, anche e soprattutto per il riferimento alla possibilità che Facebook possa essere usato per coordinare attacchi terroristici, e perché ciò non pare essere affatto un problema per chi detiene le leve del potere.

Naturalmente, la corsa ai ripari è stata altrettanto immediata. Bosworth è intervenuto su Twitter affermando di non essere più d'accordo, oggi, con il post scritto da lui quasi due anni fa, ma di non esserlo stato nemmeno allora.

In pratica, Bosworth basa la propria autodifesa sul proprio stile provocatorio e sulla volontà - che starebbe dietro alla scrittura di quel memo - di sollevare una discussione interna all'azienda, sebbene in realtà egli personalmente sostenga di «preoccuparsi profondamente del modo in cui i nostri prodotti hanno effetto sulle persone». Avrebbe insomma usato un linguaggio duro solo per cercare di ottenere una reazione.

Nemmeno Mark Zuckerberg poteva restare in silenzio, e anch'egli s'è mosso sulla stessa linea, parlando del vicepresidente come di un leader di talento che parla per provocazioni; il fondatore di Facebook ha però tenuto a sottolineare anche come egli stesso e gli altri dirigenti di Facebook non condividessero già allora quanto ora venuto alla luce.

Per cercare di salvare la situazione, i due non avrebbero potuto muoversi diversamente - quella della "provocazione travisata" è l'unica linea difensiva che possa sostenere un minimo di pressione - eppure l'impressione è che si tratti soltanto di un tentativo di rimediare al guaio, privo però di un sincero coinvolgimento: è il comportamento di coloro che pensano di poter insultare chicchessia semplicemente dicendo «stavo solo scherzando». E tuttavia il passare con tanta indifferenza sul possibile costo in vite umane pone l'intera questione su un piano ben diverso.

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