Le Creative Commons e il mondo che verrà

A margine del convegno "Condividi la conoscenza", quattro chiacchiere tra la lista di discussione di CC-it e il senatore Fiorello Cortiana. Le CC saranno uno degli strumenti per estendere la democrazia.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-12-2004]

Le Creative Commons italiane, nate solo ieri, si confronteranno già domani, 18 dicembre, con intellettuali, politici e esperti della rete. L'occasione è la seconda conferenza "Condividi la conoscenza", di cui abbiamo già parlato.

Per questa occasione, alcuni membri della lista di discussione ufficiale di Icommons Italy hanno rivolto qualche domanda al senatore Fiorello Cortiana, già noto ai lettori di Zeus News, non solo per le sue campagne contro il decreto Urbani, ma anche per il suo impegno sui diritti digitali e l'adeguamento delle leggi alle nuove realtà tecnologiche. Riportiamo qui di seguito alcuni stralci della chiacchierata tra il senatore Cortiana e i commoners Moi, Marzano, Bottari e Grossi.

Danilo Moi: Personalmente non penso che le Creative Commons siano rivoluzionarie per quanto concerne aspetti prettamente giuridici. In tutta onestà non credo infatti che l'Europa abbia bisogno di ricevere lezioni dagli Stati Uniti in fatto di diritto. Il progetto Creative Commons è però depositario (tra le altre cose) di una metaforica introduzione dell'individuo nel processo legislativo: attraverso le liste di discussione il singolo individuo può proporre modifiche alle licenze.

In questo senso una componente rivoluzionaria la possiedono senza dubbio. Ciò che era diritto esclusivo del re (se non di Dio), ciò che stato poi diritto di pochi, ciò che oggi è diritto tanti (ma non di tutti), sarà un giorno diritto del singolo individuo? Ci sarà un controllo diretto del processo legislativo da parte della comunità? In altre parole, lei pensa che questa metafora possa un giorno diventare qualcosa di reale?

Fiorello Cortiana: "Se per controllo intendiamo informazione e consapevolezza penso proprio di sì, a partire dall'Agenda 21 alle esperienze del "privato sociale" mi sembra che nuove pratiche e nuove procedure istituzionali siano in campo. Non c'è nulla di ineluttabile ma la questione si pone e sopratutto è posta dalla rete come strumento e come modello di relazione."

Danilo Moi: La caratteristica fondamentale di Internet è però l'introduzione diretta dell'individuo nel processo comunicativo. Se Internet è il modello al quale fare riferimento non vedo altra via possibile se non quella dell'introduzione dell'individuo nel processo politico e, come accennato, nel processo legislativo. Tale introduzione è la democrazia assembleare. In che maniera pensa sia possibile il passaggio, a mia opinione necessario, dalla democrazia rappresentativa alla democrazia assembleare?

Fiorello Cortiana: "Io credo che ai fini dell'assunzione di responsabilità decisionali l'attribuzione della delega, via elettorale, resterà, questo non contrasta con la necessità e l'inerzia positiva di processi partecipativi che, attraverso la rete, vivano anche in forma interattiva. Sotto questo profilo possiamo parlare di una forma di "assemblea permanente" dove ognuno può non limitarsi ad essere spettatore bensì protagonista informato e fonte di informazione e di proposta. Credo che lo strumento referendario, anche nella forma consultiva, possa definire una forma di partecipazione del cittadino al processo legislativo."

Danilo Moi: Ciò che lei propone, in maniera senza dubbio molto più realistica di ciò che io auspico, è una estensione della democrazia rappresentativa, che comunque rimane tale. In che maniera le strutture istituzionali dovranno essere rimodellate affinchè tale "estensione" possa avere luogo?

Fiorello Cortiana: "Penso che occorra istituzionalizzare le diverse forme di partecipazione: invece che il lavoro di lobbyng, che quasi sembre degenera in forme di corruzione più o meno esplicite, occorre formalizzare i tavoli con gli stakeholders. Si tratta di adeguare alle nuove forme di produzione cognitaria e quindi alle nuove soggettività che rappresentano interessi (di convinzioni o di convenienze non importa) le pratiche di confronto e di concertazione che negli ultimi 50 anni si sono definite con le rappresentanze industriali, dell'agricoltura o del commercio.

Credo che nel nuovo scenario i decisori politici dovranno essere più attenti e curiosi perchè la molteplicità degli interessi in rete e della rete non saranno facilmente semplificabili nelle forme e nelle dimensioni della confindustria e dei sindacati confederali. E' un processo che si apre per la definizione di luoghi e di forme del confronto e della concertazione."

Flavia Marzano: Lei ha presentato una proposta di legge sul software libero che è stata messa in "stand by" dalla Commissione Meo. La commissione Meo ha finito il proprio lavoro più di un anno fa e Stanca ha fatto il relativo decreto a dicembre 2004: come pensa di portare avanti la sua proposta?

Fiorello Cortiana: "Dopo la lettera di Microsoft dello scorso Luglio che ho reso pubblica, nella quale l'azienda di Redmond si rendeva disponibile ad un confronto su standard aperti per l'interoperabilità e per i formati aperti, e dopo il confronto pubblico che ho avuto con i loro responsabili al World Linux Expò, nel mese di gennaio 2005 convocherò al Senato un tavolo aperto per vedere se è possibile condividere una ipotesi di testo per il pluralismo informatico o meno."

Michele Bottari: Lei pensa che iniziative come le Creative Commons potranno stimolare una legislazione che tuteli il patrimonio di conoscenze comuni, non solo software e arte, ma anche scoperte scientifiche come la mappatura del genoma, dagli appetiti delle multinazionali? In che modo?

Fiorello Cortiana: "È evidente che l'aumento della consapevolezza in tutto il pianeta sulla universalità di beni quali sementi, e sequenze geniche, software, e stringhe di algoritmi, deve produrre una espansione dei diritti garantita da definizioni costitutive della politica pubblica. Occorre che le culture e le esperienze della sfera biologica si incontrino con quelle della sfera antropologica e che insieme si riconoscano come un blocco sociale dell'innovazione qualitativa, esprimendo una consapevolezza politica simile a quella che con l'illuminismo ha posto la questione della cittadinanza e con il movimento operaio ha posto la questione della giustizia sociale.

Può sembrare un'ipotesi suggestiva e fuori dalla praticabilità ma ho visto che non è così. Per il secondo anno organizziamo "Condividi la Conoscenza", un incontro tra accademici, medici, musicisti e agricoltori: l'anno scorso abbiamo visto che ciò che sembrava una ipotesi si è rivelato un patrimonio comune, quest'anno allo IULM di Milano sabato 18 mattina insieme a Lessig, Rodotà, Meo, Mauro Pagani, Freschi, Prado, ci confronteremo anche attraverso esperienze concrete come quella di Creative Commons. Esperienze che intendiamo allargare a tutti i prodotti pubblici delle accademie e dei centri di ricerca."

Nicola Grossi: Proprio riguardo al manifesto del convegno da lei citato: che cosa hanno a che fare la guerra preventiva permanente, il conflitto religioso, il lavoro precarizzato, l'agroalimentare, un diritto d'autore che non riconosce i diritti connessi con Creative Commons e Creative Commons Italia?

Fiorello Cortiana: "La conoscenza, la possibilità di apprenderla, svilupparla e comunicarla, caratterizzano la natura costitutiva della specie umana. Da sempre in agricoltura e nell'industria, nell'architettura e nello sviluppo creativo dei linguaggi espressivi, la conoscenza ha costituito la struttura di connessione sociale, ma mai come oggi ciò assume una evidenza sostanziale, economica e quindi politica. La connessione digitale in rete mette in discussione la riduzione della sua essenza immateriale e partecipata alla mera estensione di un modello industriale o post-industriale.

Di più: consente e costringe a riconoscere come bene comune anche la sfera biologica. Ora se da un lato l'inerzia omeostatica di un modello di sviluppo basato sulle merci cerca di subordinare e ridurre la rete, a partire dai brevetti del software per arrivare al suo controllo nel nome della lotta alla pedofilia, piuttosto che al terrorismo o alla pirateria, non occorre essere profeti o cassandre per capire che se oggi le guerre si fanno per il controllo del petrolio domani si faranno per il controllo dell'acqua.

La guerra permanente preventiva si configura come lo strumento per garantire, con le buone e più con le cattive, la permanenza e la non discussione di un modello energivoro e mercificatorio. Per questo la condivisione della conoscenza e la sua affermazione si configura come un processo partecipato di estensione ed adeguamento della democrazia."

Nicola Alcide Grossi
Presidente e fondatore di Movimento Costozero

Flavia Marzano
Rappresentante dell'Unione Province Italiane per l'e-goverment

Danilo Moi
Webmaster e promotore del sito creativecommons.it - Cura il sito attivista.com, collabora con la webzine annozero.org. Approfondimento sulla democrazia assembleare nel suo saggio "Equalism: dissertazione su una nuova etica" (Maggio 2004)

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Commenti all'articolo (2)

Danilo Moi
esportare la democrazia Leggi tutto
18-12-2004 15:20

Piero
infinocchiato volontario Leggi tutto
18-12-2004 11:37

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