L'AgCom al lavoro su una bozza per le regole della rete di nuova generazione (NGN). La convenienza economica prevarrà sullo sviluppo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-09-2010]
È trapelata in Rete una bozza di documento che contiene le linee guida per la costruzione di reti di nuova generazione (NGN, New Generation Network) in Italia: in pratica, le istruzioni su come procedere per la transizione dal rame alla fibra ottica.
Il documento non era inteso per la pubblicazione ma era stato ideato soltanto a uso interno del Comitato NGN Italia. Vi si trovano concetti interessanti - e a volte preoccupanti per le loro possibili conseguenze - su come l'Italia dovrebbe preparare e gestire il passaggio alla banda ultra larga, suggeriti all'AgCom quale autorità competente.
La parte interessante è quella che prevede due fasi: una denominata Overlay, in cui le due reti, in rame e fibra ottica, coesisteranno, e una denominata Total Replacement, in cui la rete vecchia, ormai inutile, sarà smantellata.
Conviene tuttavia conservare le preoccupazioni per un'altra proposta contenuta nel documento, quella che prevede di dividere l'Italia in tre fasce a seconda delle profittabilità delle diverse zone geografiche.
La prima fascia, denominata Cluster 1, comprenderebbe le aree ad alta profittabilità: si tratta delle zone più popolate, dove si trovano le grandi città e dove gli operatori possono farsi concorrenza anche sul versante delle infrastrutture, trovando in questo una propria convenienza.
La seconda fascia - il Cluster 2 - raduna invece le aree a media profittabilità: lì agli operatori non conviene mettersi in concorrenza per le infrastrutture, e pertanto vi sarà una sola rete; in questo caso saranno gli enti pubblici a doversi muovere, qualora i privati non intervengano, anche in collaborazione con questi ultimi.
Resta infine il Cluster 3 (le aree a bassa profittabilità): i privati qui non hanno alcun interesse a investire e si tratta, in sostanza, delle attuali aree più colpite dal digital divide. L'unica strada per avere una rete di nuova generazione è fare affidamento sui finanziamenti statali, degli enti pubblici locali o dell'Unione Europea.
Se la suddivisione mostra di avere una certa logica, paventa anche un rischio: si potrebbe prospettare un possibile scenario in cui le aree del Cluster 1 non devono preoccuparsi perché gli operatori hanno tutto l'interesse a fornir loro connessioni di prima qualità, quelle del Cluster 2 dispongono di connessioni accettabili anche se devono sottostare a dei compromessi (come ora in alcune zone arrivano i 20 Mbit/s, in altre a malapena 2 Mbit/s) mentre le aree del Cluster 3 possono ringraziare se vedono i 640 Kbit/s (e tipicamente si tratterà di quei luoghi dove oggi l'Adsl nemmeno c'è).
Il rischio di mantenere l'attuale disparità di trattamento, con alcune zone in cui la "normale" Adsl è solo un sogno, esiste: il documento stesso segnala che nelle aree del Cluster 3 vivono 7,5 milioni di italiani, per un totale di poco più di 3 milioni di abitazioni.
Per scongiurare un panorama di questo tipo sarà necessario un intervento da parte di chi non dovrebbe limitarsi a considerare la profittabilità delle zone: per questo esisteva il famoso piano da 800 milioni, i cui fondi furono a suo tempo dirottati per difendersi dall'inesistente epidemia di influenza A.
Lo sviluppo di una rete in fibra ottica che copra l'intera nazione porterebbe benefici a tutta l'Italia se è vero, come sostiene l'Ocse, che ogni euro speso per la banda larga genera 4 euro di Pil.
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