La lezione di Vivendi

Jean Marie Messier, padre-padrone del Gruppo multimediale Vivendi, ha lasciato la guida di una delle società più importanti della New Economy, travolto da una tempesta borsistica che ha quasi annullato il valore dei suoi titoli in Borsa. C'è una lezione che si può trarre da questa vicenda che sta segnando profondamente, e segnerà ancora, il corso dell'economia mondiale.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-07-2002]

Jean Marie Messier, il giovane manager, amministratore e fondatore, del gruppo multimediale e non solo, Vivendi Universal ha lasciato il suo incarico alla testa dell'Azienda: non poteva più rimanere a fronte di un crollo del 70% del titolo in Borsa e ad un mare di debiti. Le dimissioni di Messier sembrano la pietra tombale se non della New Economy, dell'economia caratterizzata dall'avvento delle tecnologie telematiche e da un boom finanziario senza precedenti, almeno dalla prima fase di questa.

La lezione più semplice dopo questa crisi, che si avventa sulle Borse già stremate dall'11 Settembre, dal caso Enron e dal caso Worldcom, è la solita. La New Economy non può sfuggire ai fondamentali dell'Economia, vecchia o nuova che sia: non si possono fare più debiti di quelli che si possono pagare, gli investitori vogliono un ritorno per i soldi investiti, troppe promesse non realizzate sono un bluff e diventano un crack.

Accanto a questa lezione, tragica ma vera, che fa giustizia di tante attese miracolistiche di tanti piccoli risparmiatori, possiamo fare alcune considerazioni. Innanzitutto dobbiamo rilevare la differenza tra il cosidetto modello europeo e quello americano in termini culturali, sociali, politici rispetto ai due casi Worldcom e Vivendi.

Worldcom si sta avviando al fallimento, un fallimento che potrebbe travolgere il 40% dei navigatori internet statunitensi (la stragrande maggioranza di quelli del mondo) che verranno acquisiti da altri; ma il Governo Usa, che pure ha scelto Worldcom per una parte delle comunicazioni militari, non muoverà un dito per salvare il secondo gestore Tlc degli Usa, uno dei più grandi del Mondo. Decine di migliaia di dipendenti perderanno comunque il posto; l'impatto sull'economia sarà brutale ma il non interventismo dello Stato in economia sarà rispettato rigorosamente.

Non è così per Vivendi Universal: il Governo francese farà di tutto per salvare Vivendi che, oltre a migliaia di posti di lavoro, significa una parte importante dell'editoria francese.

Da questo punto di vista la Globalizzazione non riduce le differenze tra due modi diversi di intendere il ruolo dello Stato nell'economia e nelle imprese multimediali.

La Globalizzazione ha, comunque, una battuta di arresto: Worldcom e Vivendi erano gruppi multinazionali e dalla loro crisi, dal diverso modo di gestirle, prevarrà un atteggiamento di maggiore prudenza, per americani ed europei, ad investire fuori dai confini continentali. Vivendi, che aveva acquisito l'americana Universal, dovrà vendere gli studios holliwodiani.

Un'altra conseguenza immediata sarà, se non un aumento, certamente, un blocco della discesa verso il basso delle tariffe telefoniche ed Internet, una minore concorrenza nelle Tlc, il prevalere di logiche di cartello, su cui i Governi chiuderanno un occhio, per ridurre i danni.

Vi è poi la fine della corsa della Old Economy verso la New Economy: le imprese high-tech dovranno contare solo sulle loro forze, dovranno conquistarsi da sole la fiducia degli investitori, senza l'aiuto delle grandi imprese tradizionali.

Vivendi si era buttata nel multimediale con alle spalle la solidità di imprese del business degli acquedotti e della raccolta rifiuti, svolti quasi in monopolio nelle principali città francesi; questa componente dell'impresa è ancora sana e in attivo, ma la separazione o la lontananza dell'Old Economy dalla New Economy potrà comportare meno soldi per innovazione e ricerca.

Lo stesso fenomeno si sta registrando negli Usa, dove si pensa di rompere l'aggregato AOL-Time-Warner dove le attività Internet non producono molti utili, mentre le vecchie attività cinematografiche ed editoriali danno soddisfazioni ai mercati.

Lo stesso processo lo abbiamo vissuto in Italia: l'uscità di Franco Tatò dal vertice dell'Enel che aveva cercato di trasformare in una piccola Vivendi con la creazione di Wind, il tentativo di allargarsi al business televisivo e dei giochi.

Così Lorenzo Pelliccioli, ex-amministratore delegato di Seat, aveva cercato di affiancare alle tradizionali e redditizie Pagine Gialle le nuove attività Web; un'avventura conclusasi con l'avvento di Tronchetti Provera e il ritorno di Telecom Italia a concentrarsi sul core business telefonico.

Meno soldi per l'innovazione, tariffe più costose, restringimento e riduzione dei soggetti imprenditoriali. Pensiamo alle voci che vorrebbero Soru vendere la sua Tiscali: l'avvenire della New Economy, per ora, non è dei più rosei.

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Pier Luigi Tolardo

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