Gli Stati Uniti negano il visto di ingresso a Dmitry Sklyarov, che dovrebbe testimoniare a giorni al processo Elcomsoft. Una semplice svista o il tentativo di farne un fuorilegge per sempre?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-10-2002]
Dmitry Sklyarov, cittadino russo, realizzò a Mosca, in qualità di dipendente della Elcomsoft e senza violare alcuna legge del suo Paese, un programma in grado di superare il sistema di crittografia utilizzato da Adobe per proteggere i propri e-books. Recatosi negli Stati Uniti per una conferenza, Dmitry fu arrestato il 16 luglio 2001 dal F.B.I. per violazione del DMCA (la legge statunitense sul copyright) e solo in dicembre poté ritornare in Russia, assolto in cambio della promessa di testimoniare contro la propria ditta al processo.
Salvo rinvii, la prima udienza si terrà negli U.S.A. il 21 ottobre prossimo, ma il Dipartimento di Stato ha negato il visto all'ingresso sia a Dmitry, testimone chiave, che a Alexander Katalov, amministratore delegato e rappresentante legale della imputata Elcomsoft. Il comportamento delle autorità statunitensi era apparso assurdo, oltre che vessatorio, in occasione dell'arresto e della detenzione di Sklyarov, ma ora siamo alla schizofrenia più genuina.
Inutile ipotizzare connessioni con il giro di vite all'immigrazione deciso da molti governi dopo l'11 settembre 2001: le ragioni della richiesta di ingresso per i due Russi sono evidenti e ben motivate, e nulla della vicenda ha a che fare con il terrorismo: la presenza, tra i capi d'accusa originariamente a carico di Dmitry, della cospirazione contro gli Stati Uniti è una marchiana ridicolaggine.
Non bisogna dimenticare che il DMCA (come la quasi totalità delle leggi in materia di copyright) è pensato a misura delle velleità monopolistiche dei grandi gruppi dell'industria del software e del settore entertainment: tutta la sgangherata vicenda Sklyarov è solo un esempio, tra i tanti, dello smisurato potere che le multinazionali hanno nei confronti di noi semplici cittadini. Complici i politici.
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