Intervista a Vittoria Sinisi di Brandforum, l'osservatorio italiano sul mondo delle marche.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-02-2003]
Che cosa è una marca o un brand, soprattutto nel mondo dell'hight-tech ma anche nel mondo delle merci di tutte i giorni. Il rischio di essere condizionati dalla marca è fortissimo, bisogna esserne coscienti e per esserlo bisogna conoscere e comprendere il mondo del brand.
Ne parliamo con Vittoria Sinisi, giovane esperta di comunicazione, della redazione di Brandforum.it, l'osservatorio on line sulle marche: Brandforum.
ZN: Perchè Brandforum? Che cosa vi proponete?
ZN: Quando si dice brand, si pensa al marchio. Il brand è solo questo?
Vittoria Sinisi: Accade spesso che le parole marchio e brand vengano confuse tra loro. La parola "marchio" rimanda sin dall'antichità ad un segno distintivo usato per indicare la proprietà, la provenienza o il luogo di fabbricazione di un bene (ad esempio i marchi impressi sul bestiame o sul vasellame).
Da questa basilare funzione di identificazione del marchio, con l'avvento della società dei consumi si è passati ad una funzione di differenziazione della marca, ossia la possibilità di comunicare attraverso la propria unicità, i propri valori, il proprio universo immaginario, insomma tutti gli elementi che caratterizzano in maniera univoca un brand.
I brand dunque hanno la capacità di proiettare i consumatori all'interno del proprio mondo, un mondo metaforico che si riverbera sui prodotti che essi firmano. Per questo motivo le aziende utilizzano sempre più spesso strategie di branding che non puntano tanto sulla vendita dei prodotti, quanto sulla creazione di un "universo immaginario" unico e memorabile, associato al proprio brand.
Un caso emblematico a questo riguardo è quello di Nike, la multinazionale americana che ha costruito il proprio successo puntando sull'associazione del proprio brand al valore dello sport e del "vero sportivo", ossia l'atleta che sfida sé stesso e i propri limiti, cercando di emulare le imprese dei grandi campioni.
ZN: Che cosa significa occuparsi di brand, oggi, momento in cui nelle fasce più giovani e sensibili dei consumatori va affermandosi la logica del No Logo?
Vittoria Sinisi: I movimenti antiglobalizzazione hanno portato a focalizzare l'attenzione su un sistema di vita, quello globale appunto, che ha mostrato riflessi di non poco conto sugli equilibri economici e sociali del mondo.
La conseguenza delle denunce di Naomi Klein rivolte al nostro mondo fatto di "etichette" è stata una sempre maggiore richiesta da parte dei consumatori di trasparenza in ogni attività compiuta dai brand: infatti alla richiesta di un ruolo etico e sociale da parte del brand, si affiancano anche domande di maggior cura dell'ambiente e di creazione di progetti internazionali per uno sviluppo sostenibile.
Seguendo questa logica, il brand oltre alla rappresentazione di un "mondo possibile" entro cui rifugiarsi, si fa portatore di qualità e garanzia.
ZN: Nei settori dell'informatica e della telefonia parlare di Brand è diverso da altri settori?
Vittoria Sinisi: In questi settori più che in altri, proprio per l'intangibilità dell'offerta dei brand, diventa fondamentale la creazione di un "immaginario" della marca in cui i consumatori possano riconoscersi.
Ma ciò non è sufficiente a fidelizzare i clienti sempre più disincantati e attenti alle concrete esigenze della quotidianità, perciò le strategie di branding puntano in modo immediato a trasmettere il valore aggiunto costituito da un servizio accurato e "personalizzato", studiato a partire dai reali bisogni del consumatore.
In quest'ottica la "qualità della relazione con il cliente" diventa la chiave di volta del successo di un brand appartenente al settore della telefonia o dell'informatica.
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