Wind-Infostrada e Tiscali non chiedono la sparizione del canone, come vorrebbero moltissimi consumatori, bensì una versione meno costosa dell'abbonamento da rivendere ai propri clienti, analogamente a quanto avviene per il mercato Adsl.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-07-2003]
Mentre in Italia non esiste la concorrenza (siamo davanti a un oligopolio Rai-Mediaset con una prevalenza di Mediaset su Rai e stampa per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria), secondo il Presidente dell'Authority per le Comunicazioni Enzo Cheli nel settore della telefonia la concorrenza è un fatto sufficientemente scontato. E' una valutazione che divergerebbe da quella di Vincenzo Monaci, un altro componente dell'Authority e possibile candidato a succedere a Cheli, secondo cui la vera concorrenza è ancora di là da venire nei telefoni.
Cheli ammette, però, che c'è una sproporzione in termini di fatturato tra quello di Telecom Italia e quello dei suoi concorrenti, ammettendo che i reali concorrenti sono poi solo tre: Wind-Infostrada, Tele2 e Albacom che si gestiscono l'85% del settore non controllato da Telecom (Fastweb è troppo concentrata nelle grandi città, per ora).
La sproporzione tra i fatturati del gigante Telecom Italia e quello dei suoi competitor è largamente dovuta alla presenza del canone che Telecom Italia può riscuotere anche da quei tre milioni e mezzo di clienti che per il traffico, invece, si affidano completamente a gestore diverso da Telecom Italia.
In pratica mentre tutti i gestori telefonici (Telecom Italia compresa) hanno dovuto ridurre le tariffe, la stessa Telecom, grazie al canone, ha potuto compensare le perdite e, grazie alle risorse certe del canone, ha potuto finanziare l'operazione Alice, che le ha permesso di costituire una posizione dominante nel campo dell'Adsl, oltre a offrire alcuni benefit ai propri clienti come un'ora di traffico urbano al mese.
In sostanza il canone è la grande ciambella di salvataggio per Telecom Italia ma anche la base finanziaria per intraprendere nuove avventure: è qui che si sta concentrando l'offensiva dei concorrenti del gestore dominante. Infatti Tommaso Pompei, amministratore delegato di Wind-Infostrada, in una lettera aperta all'Authority, fatta uscire prima della relazione di Cheli al Parlamento, ha presentato numerose richieste.
La prima richiesta di Pompei, già reiterata in tante occasioni, è una consistente riduzione del listino di interconnesione con la rete Telecom Italia, un listino che l'Authority dovrebbe far uscire a fine Luglio; secondariamente Cheli ha ipotizzato l'introduzione della vendita del "canone all'ingrosso" da parte di Telecom Italia ai suoi concorrenti.
Pompei è andato oltre e ha minacciato l'uscita di Wind (in pratica la fine della concorrenza)dal settore della telefonia fissa se non verranno soddisfatte queste richieste. Una analoga richiesta è stata avanzata dall'amministratore delegato di Tele2, Filippini.
Ma che cosa significa "rivendere il canone all'ingrosso"? In pratica oggi i concorrenti di Telecom Italia acquistano "all'ingrosso" milioni di minuti di traffico da Telecom Italia e lo rivendono "al dettaglio" ai loro clienti. Questi operatori telefonici non hanno reti proprie, se non in minima parte, tanto è vero che lo stesso Cheli ha auspicato incentivi statali ai gestori che costruiranno reti proprie.
I concorrenti di Telecom Italia non chiedono la sparizione del canone, come piacerebbe ai clienti, ma una versione meno costosa dell'abbonamento che i gestori alternativi potrebbero comprare e rivendere ai clienti che vogliono lasciare Telecom Italia: il modello è quello dell'Adsl che viene venduta "all'ingrosso" da Telecom Italia ai vari concorrenti (Tiscali, Wind, e così via) intorno ai 10 Euro mensili e poi viene rivenduta da questi con un piccolo margine (che chiedono di poter aumentare, riducendo il prezzo pagato alla Telecom).
Probabilmente a molti questa non sembrerà una grande rivoluzione; ma se venisse introdotto il canone all'ingrosso emergerebbe in trasparenza il ricarico che Telecom Italia fa sui suoi costi effettivi di gestione dell'abbonato (che giustificano comunque il canone soprattutto in presenza di basso traffico). A questo punto la scissione di Telecom Italia in due società, una che gestisce la rete e l'altra che vende traffico e servizi, sarebbe già attuata di fatto, al di là degli apetti societari formali e giuridici.
Su questo punto Cheli nella sua relazione al Parlamento non si è espresso, ma è certo che nei prossimi mesi si parlerà molto di canone all'ingrosso.
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