La soluzione per le aziende che non vogliono rottamare PC funzionanti starebbe nel sistema operativo cloud-first.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-02-2024]
Il 14 ottobre 2025 non è ancora vicinissimo, ma chi attualmente utilizza con soddisfazione un Pc con Windows 10 non aggiornabile a Windows 11 fa bene se inizia a pensare a che fare dopo quella data.
Il 14 ottobre del prossimo anno è infatti il giorno in cui cessa il supporto a Windows 10, un fenomeno che - se le cose andassero come vuole Microsoft - porterebbe a gettare in discarica qualcosa come 240 milioni di computer (secondo una stima di Canalys Research) perfettamente funzionanti ma sui quali non si può installare la versione più recente di Windows.
Tra questi, ci sono anche diversi computer aziendali che dal punto di vista hardware si possono considerare "di poche pretese" dovendo soltanto far girare software da ufficio.
Cogliendo la palla al balzo, per tutti questi ora Google propone un'alternativa alla spazzatura: non potendo aggiornare Windows 10 a Windows 11, suggerisce di sostituire il sistema di Microsoft con il proprio sistema cloud-first ChromeOS Flex.
Di regola, l'installazione di ChromeOS Flex è garantita soltanto su un elenco di computer certificati; considerata la situazione, però, Google ha deciso di abilitare l'installazione su tutti quei PC aziendali che altrimenti verrebbero dismessi.
ChromeOS Flex - afferma Google - continuerà a ricevere aggiornamenti di sicurezza e di funzionalità ben oltre il 14 ottbre 2025: adottandolo, si ottiene quindi un sistema aggiornato, sicuro, e che non obbliga a buttare via dell'hardware funzionante.
A oggi, ChromeOS ha circa l'1,8% del mercato dei sistemi operativi, contro il 73% di Windows; se le aziende coglieranno la proposta di Google, essa avrà da guadagnare in termini di popolarità del proprio sistema, il quale - sempre secondo quanto dichiara Google stessa - può superare i problemi di compatibilità con le applicazioni Windows legacy grazie a un piccolo "trucco".
Un'azienda potrà infatti anche essere poco interessata al sistema operativo installato sui suoi Pc, ma questi devono riuscire a eseguire i software necessari per la produttività: la soluzione a questo problema per ChromeOS è utilizzare detti software o tramite un sistema virtualizzato, o "in streaming".
Le applicazioni Windows necessarie per l'azienda risultano quindi installate e funzionanti in un datacenter, cui i vari client con ChromeOS Flex accedono tramite la connessione di rete.
In questo modo il parco hardware degli utenti non ha bisogno di essere aggiornato ma, oltre all'installazione di ChromeOS Flex sui singoli PC, quel che serve è la predisposizione del datacenter con le applicazioni Windows, tornando per certi versi al vecchio modello composto da mainframe e terminali più o meno "stupidi".
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