Un terzo di quanti usano intelligenze artificiali sul posto di lavoro non lo rivela all'azienda.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-05-2025]
Un recente studio di Ivanti, condotto su oltre 6.000 impiegati e 1.200 professionisti IT, ha rivelato una tendenza interessante. Se l'utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale generativa (GenAI) in ambito lavorativo è piuttosto diffuso, non tutti ne approfittano in maniera dichiarata: il 32% di quanti se ne avvalgono lo fanno senza informare i propri datori di lavoro.
Secondo Ivanti questo fenomeno, descritto nel rapporto 2025 Technology at Work: Reshaping Flexible Work, evidenzia una crescente tensione tra il desiderio di autonomia dei lavoratori e le preoccupazioni legate alla sicurezza e alla trasparenza in un contesto lavorativo in continua evoluzione.
L'uso di GenAI in ambito professionale è in forte aumento: nel 2025, il 42% dei dipendenti ammette di utilizzarla, rispetto al 26% del 2024. Tuttavia, questa adozione avviene spesso in segreto, alimentata da timori legati alla sicurezza del lavoro e da un fenomeno definito «imposter syndrome AI-fueled»: in altre parole, il 30% dei lavoratori che usano GenAI teme che il loro posto possa essere a rischio, mentre il 27% non vuole che i colleghi mettano in dubbio le loro competenze, attribuendo i risultati ottenuti unicamente alla IA.
Questo clima di sfiducia - spiega sempre Ivanti - è aggravato da dinamiche più ampie: il 48% dei dipendenti prova resenteeism (insoddisfazione sul lavoro ma incapacità di lasciarlo) e il 39% pratica presenteeism (presenza in ufficio solo per essere visti, senza reale produttività); sono segnali di un malessere che l'IA potrebbe accentuare se non gestita correttamente.
Tutto ciò ha evidentemente delle implicazioni per le aziende. Da un lato, l'adozione della IA può migliorare la produttività, ma dall'altro introduce rischi: per esempio la condivisione non autorizzata di dati sensibili con enti terzi (quelli che forniscono le IA cui si appoggiano i dipendenti, per l'appunto).
Studi paralleli, come quello di CybSafe del 2023, hanno mostrato che il 64% dei lavoratori statunitensi inserisce informazioni aziendali in strumenti AI, spesso senza considerare i rischi per la sicurezza.
Il fenomeno dell'AI nascosta non è isolato, ma riflette un divario più ampio tra le aspettative dei lavoratori e le strategie aziendali. Mentre l'83% dei professionisti IT considera il lavoro flessibile un valore essenziale, solo il 25% trova il proprio ambiente lavorativo davvero flessibile, e il 64% avverte pressioni per tornare in ufficio.
In questo contesto l'AI diventa per molti un alleato segreto per gestire carichi di lavoro crescenti; d'altra parte, senza una comunicazione aperta tra dipendenti e aziende, il rischio di fraintendimenti e vulnerabilità aumenta.
Il rapporto completo è disponibile, in inglese, sul sito di Ivanti.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|