L'uso troppo disinvolto dei social media può essere deleterio per la credibilità della magistratura.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-05-2025]
Un magistrato che su Facebook non nasconda le sue idee politiche, non è corretto da un punto di vista deontologico e dell'etica professionale. Lo stesso vale per un giudice o pubblico ministero che sia eccessivamente tifoso di una squadra calcistica, o che esprima giudizi tranchant su processi e sentenze di casi giudiziari che sono all'onore delle cronache. Questo vale anche nel caso in cui non sia stato coinvolto in prima persona.
Questo è il giudizio espresso in un discorso rivolto alla magistratura da Sergio Mattarella. Secondo quanto sancito dalla Costituzione, il Presidente della Repubblica è garante dell'indipendenza della magistratura stessa, essendo presidente anche del Consiglio Superiore della Magistratura, l'organo di autogoverno dei magistrati.
Il presidente Mattarella ha affermato: «Giudici e pubblici ministeri hanno dunque il dovere di essere e apparire - apparire ed essere - irreprensibili e imparziali in ogni contesto, anche nell'uso dei social media; con la consapevolezza che, nei casi in cui viene, fondamentalmente, posto in discussione il comportamento di un magistrato, ne può risultare compromessa la credibilità della magistratura».
Si tratta di un giudizio che peserà certamente nell'attività disciplinare che la prima Commissione del CSM esercita per valutare le eventuali infrazioni dei magistrati.
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