[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-06-2025]
Google ha confermato di utilizzare una parte dei video caricati su YouTube, piattaforma che ospita oltre 20 miliardi di contenuti, per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale, tra cui Gemini e il generatore audio-video Veo 3. La confessione ha immediatamente causato preoccupazioni tra i creatori di contenuti, molti dei quali hanno dichiarato di non essere stati adeguatamente informati di questa pratica. Google sostiene che l'uso dei video avviene nel rispetto degli accordi con gli utenti, ma l'assenza di un consenso esplicito e di un'opzione chiara per escludere i propri contenuti dall'addestramento ha sollevato grosse critiche.
Secondo quanto emerso, i video di YouTube vengono impiegati per migliorare le capacità dei modelli AI, in particolare per generare contenuti sintetici video e audio, attraverso strumenti come Veo 3, che compete con tecnologie come Sora di OpenAI. Un dettaglio particolarmente importante della questione è il fatto che molti youtuber finora non erano consapevoli che i loro contenuti fossero utilizzati per scopi di addestramento AI, nonostante i termini di servizio di YouTube affermino che l'accettazione dei termini stessi conferisce a Google il diritto di sfruttarli per «migliorare i propri servizi». Questa clausola, presente nei contratti accettati dagli utenti al momento del caricamento dei video, include l'uso per ricerca e sviluppo; non specifica però esplicitamente l'addestramento di modelli AI.
L'attuale politica di YouTube consente agli youtuber di disattivare l'uso dei loro video per l'addestramento di modelli AI di terze parti tramite le impostazioni di YouTube Studio, ma non offre un'opzione simile per i modelli di Google, proprietaria della piattaforma. Questa limitazione ha alimentato il malcontento, con post sui social che nel migliore dei casi descrivono la pratica come «una mossa poco trasparente» e chiedono maggiore controllo sui contenuti. Alcuni utenti, come spesso accade in casi come questo, hanno suggerito di abbandonare YouTube per piattaforme alternative come Vimeo, PeerTube o Dailymotion, anche se queste non offrono la stessa portata globale: YouTube dopotutto ha 2,7 miliardi di utenti attivi mensili e oltre 1 miliardo di ore di visualizzazioni giornaliere.
Il caso è soltanto l'ennesimo episodio nel più ampio contesto di tensioni tra creatori di contenuti e piattaforme digitali. La questione dell'addestramento AI senza consenso esplicito aggiunge un ulteriore livello di complessità: gli youtuber che dipendono da YouTube per monetizzare i loro contenuti attraverso visualizzazioni, annunci e abbonamenti, ora temono che i loro contenuti vengano adoperati per dar vita a «copie sintetiche» capaci di sottrarre visualizzazioni.
L'introduzione di un sistema che consenta agli youtuber di scegliere se i loro video possano essere utilizzati per l'addestramento AI, simile a quanto offerto da piattaforme come X per i post testuali, sarebbe la soluzione più semplice, ma Google potrebbe non apprezzarla: in questo modo rischierebbe di perdere accesso ad almeno buona parte dell'enorme serbatoio di dati cui sta attingendo attualmente.
Ciò che Google ha detto per ora è che l'uso dei dati avviene in modo "responsabile" e conforme alle normative sulla privacy, come il GDPR in Europa. L'aspetto legale non è secondario, anche se confuso: negli Stati Uniti e in Europa le leggi sulla proprietà intellettuale non hanno ancora affrontato in modo chiaro l'uso di contenuti digitali per l'addestramento delle IA. Organizzazioni come l'americana Authors Guild hanno intentato cause contro aziende tecnologiche per l'uso non autorizzato di opere protette da copyright, e il caso di YouTube potrebbe attirare l'attenzione di regolatori anche in Europa, dove il GDPR impone requisiti rigorosi sul consenso informato. La mancanza di un'opzione di opt-out in particolare potrebbe violare i principi di trasparenza, anche se Google si protegge legalmente tramite i termini di servizio accettati dagli utenti.
D'altra parte, non è nemmeno chiaro in che modo Google scelga i video per l'addestramento, o su come vengano elaborati i dati: l'azienda si trincera dietro la complessità tecnica dell'operazione e la necessità di proteggere i propri algoritmi. Google ha comunque sottolineato che l'addestramento delle IA è essenziale per migliorare funzionalità come la raccomandazione di contenuti, la moderazione automatica e la generazione di sottotitoli. Per i creatori di contenuti, la sfida sarà bilanciare i benefici derivanti dal mantenere la propria presenza su YouTube con la necessità di proteggere i propri diritti.
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jack.mauro