Wind acquisterà le frequenze Umts da Ipse, il gestore che non ha mai iniziato a operare: lo scopo è non pagare le tasse.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-12-2004]
Quando il Governo Amato bandì la gara per l'assegnazione delle frequenze Umts a partecipare e a vincere furono cinque: Tim, Vodafone, Wind che già disponevano di una licenza Gsm ed erano già operative, H3G, che oggi conosciamo tutti come la 3, il consorzio Ipse2000 formato da Telefonica, Acea, Atlanet che invece non ha mai iniziato ad operare.
Il gestore mobile Blu, creato dagli inglesi di British Telecom con Eni-Italgas e Mediaset, si ritirò dalla gara quasi subito, determinando la chiusura anticipata dell'asta, rispetto alle previsioni e al di sotto di quanto lo Stato prevedeva di guadagnare, e di lì a poco fallì passando i suoi abbonati a Wind.
Ipse, invece, che aveva vinto non iniziò mai ad operare, già nel 2002 i soci ruppero il patto, si ritirarono e ben presto i dipendenti Ipse persero il posto di lavoro. Il capitolato della gara per l'assegnazione delle licenze fissava dei parametri molto precisi in termini di avanzamento e sviluppo della rete e del servizio Umts, in termini temporali e di diffusione, che se non fossero stati rispettati avrebbero comportato il ritiro della licenza e la riacquisizione delle frequenze da parte dello Stato.
Con questa acquisizione Enel potrà mettere in bilancio i debiti di Ipse ed usufruire di un forte bonus fiscale e potrà successivamente vendere le frequenze a Tim, Vodafone ed una parte lasciarle a Wind. A questo punto lo Stato ci rimette due volte: perché le frequenze erano già sue, non avendo rispettato Ipse il programma di realizzazione e avrebbe potuto rimetterle all'asta e perché l'Enel pagherà molti meno milioni di euro di tasse che allo Stato, in questi tempi di crisi, avrebbero potuto fare comodo. Il bello che il maggiore azionista dell'Enel, azionista unico di Wind, è proprio lo Stato ed il Governo ne nomina i vertici. In questo caso il Governo danneggia sè stesso.
In più se Wind avesse acquistato Ipse si sarebbe dovuto accollare almeno il personale che, invece, ha gravato sullo Stato come mobilità e cassa integrazione.
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