Non è necessaria alcuna nuova legge: tutto, infatti, è già abbondantemente scritto.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-06-2006]
In questi giorni si sta parlando (anche troppo) del fenomeno delle intercettazioni, dell'abuso che si sarebbe fatto di questo strumento, dell'eccessiva divulgazione di parti riservate sui giornali, anche in riferimento a persone estranee alle indagini, dei danni che ne riceverebbe la privacy, l'immagine e la dignità delle persone coinvolte, e via dicendo.
Per questo sembra che il ministro Mastella voglia presentare, se non un decreto con carattere di operatività immediata, almeno un disegno di legge sul quale dovrebbero convergere tutte le forze politiche in Parlamento per arginare il fenomeno.
Ci pare invece che la materia delle intercettazioni sia già più che sufficientemente regolata in modo chiaro e adeguato alla tutela dei beni in gioco, senza bisogno che vengano emanate nuove regole che, come le "grida" di manzoniana memoria, poi non vengono mai applicate: sarebbe più che opportuno applicare le leggi esistenti, senza inventarne delle nuove.
Oltre alle sanzioni penali per chi viola il segreto istruttorio e d'ufficio, esistono anche sanzioni disciplinari (che vanno fino alla radiazione) erogate dal Csm per i giudici, dagli ordini dei giornalisti e degli avvocati, dal rispettivo ministero per i cancellieri e gli impiegati, dai tribunali militari per i carabinieri e i finanzieri.
Quanti finora in Italia sono stati indagati e processati e condannati per questo reato? A che serve introdurre nuove pene se quelle già in essere, non lievi, non sono (quasi) mai state inflitte ad alcuno?
Il Garante per la privacy ha già stabilito più di un anno fa regole precise che obbligano i magistrati a "ripulire" i verbali delle intercettazioni da nomi e situazioni di persone estranee alle indagini, che obbligano i giornalisti a fare altrettanto nel caso di pubblicazione dei verbali, così come a vicende private e irrilevanti ai fini delle indagini degli stessi indagati, a evitare pubblicazioni parziali o distorte.
Allora perché queste regole non vengono fatte rispettare dall'Authority stessa, dal Csm, dall'ordine dei giornalisti? E anche prima la privacy deve essere fatta rispettare anche per i Vip in situazioni che coinvolgono persone che Vip non sono, o anche situazioni private di personaggi pubblici che per delicatezza non devono essere date in pasto all'opinione pubblica.
Quanto al fatto che le intercettazioni non possano essere effettuate a carico di parlamentari senza l'autorizzazione delle Camere, e tantomeno essere pubblicate, su questo si sono già espressi ripetutamente il presidente della Repubblica, il Governo, le stesse Camere e la Magistratura; ma certo questo divieto non può riguardare parenti, collaboratori o amici di parlamentari che parlamentari non sono.
Dunque non esiste oggettivamente un problema di nuove norme per tutelare meglio la privacy delle persone in fatto di intercettazioni. Esiste, invece, un problema culturale e politico: le intercettazioni vengono strumentalizzate nel dibattito politico da destra e sinistra, per attaccarsi e delegittimarsi reciprocamente; i magistrati le divulgano ad arte perché si sentono, a torto o a ragione, sotto lo schiaffo del potere politico; i giornalisti sono spesso troppo politicizzati o orientati al gossip.
Esistono poi problemi di larga e diffusa ipocrisia politica e sociale: si fa del sesso libero ma poi ci si erge a difensori della famiglia e, dopo, non piace che vengano a galla brutti vizietti; si pratica l'arte della raccomandazione come inevitabile ma poi non lo si vuole ammettere. Ma dalle intercettazioni viene fuori tutto.
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