L'azienda riuscì a strappare a Microsoft 585 milioni di dollari per violazione di un brevetto. Ora ci riprova con altre 23 aziende, da Apple a Yahoo, da Google a eBay.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-10-2009]
Nel 2003 Eolas, una società di San Francisco nata in seno all'Università della California, intentò causa a Microsoft per violazione del suo brevetto numero 5.838.906 per quanto riguarda la teconologia ActiveX e in particolare i componenti ActiveX come quello di Windows Update.
Tale brevetto si può riassumere in: "Metodo per lanciare/includere applicazioni esterne in documenti ipertestuali", un po' come i video in Flash o le applet Java che si trovano pressoché ovunque. In sostanza si tratta dei plugin dei browser.
La causa si chiuse con una transazione (di 585 milioni di dollari) nel luglio 2007 a favore di Eolas. Molte società tra cui Apple e la stessa Microsoft ritoccarono vari loro prodotti per aggirare questo brevetto.
Fortunatamente non in tutto il mondo sono riconosciuti i brevetti software, ma la maggior parte delle grosse web-company, da Google a Sun, sono negli Stati Uniti e quindi sono soggette a queste leggi.
Tempo fa si verificarono casi simili per quanto riguarda i brevetti del formato di immagine Gif che, da standard de-facto, divenne formato-odiato e rimpiazzato da Jpeg e Png. Si dovrà andare incontro a una nuova svolta tecnologica per l'ennesimo problema giuridico?
L'open source e le licenze OSI Approved non possono dare adito a simili problemi. Oggi la maggior parte dell'hardware in commercio ha componenti open all'interno (la quasi totalità dei router, degli hard disk multimediali, dei navigatori satellitari e della maggior parte degli Os per cellulari top di gamma) ma vi sono comunque molti, troppi brevetti che possono generare cause che di tecnico non hanno nulla.
Per approfondire si veda per esempio questo articolo (in inglese) che spiega con un'immagine ben descritta i termini del brevetto in oggetto; qui c'è una lista delle aziende citate, mentre qui un po' di legalese (in inglese).
Concludiamo segnalando un caso ancora più improbabile: l'artista Edwyn Collins si è visto rifiutare da MySpace la pubblicazione di una propria canzone per violazione del suo stesso copyright. Pare che i gestori di MySpace abbiano ritenuto impossibile che i diritti di una canzone fossero del proprio creatore anziché di una qualche major discografica.
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