L'occhio sulla Biennale

Intervista a Valentina Tanni su quanta Rete si può trovare alla Biennale di Venezia.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-08-2003]

Valentina Tanni è una nota esperta di arte contemporanea, soprattutto Net.Art.

Le abbiamo posto qualche domanda sulla Biennale d'Arte di Venezia, che si svolgerà fino al 2 novenbre, e su quanto rifletta o meno le relazioni tra nuove tecnologie e arte del nostro tempo.

ZN: Secondo te una persona che apprezza l'arte, anche contemporanea, ma non è un esperto, perché dovrebbe visitare la Biennale di Venezia ?

Valentina Tanni: "Credo che visitare la Biennale sia sempre un'esperienza istruttiva e stimolante, indipendentemente dai gusti personali. E' un'occasione per vedere dal vivo le opere di moltissimi artisti, di confrontare stili e tendenze, di entrare nel vivo delle sperimentazioni artistiche contemporanee. Ed è utile anche se la Biennale è brutta, se le opere non ci piacciono, se facciamo fatica a capire e a metabolizzare l'enorme massa di immagini e di concetti che ci vengono proposti. E poi bisogna visitarla anche per poterne parlare male durante i mesi successivi. E' una tradizione :-)".

ZN: Che cosa non bisogna assolutamente perdersi della mostra?

Valentina Tanni: "Nonostante abbia grossi dubbi sulla riuscita complessiva di questa Biennale, specie sulle mostre allestite all'Arsenale, ci sono naturalmente molte opere da non perdere.

Tra i padiglioni nazionali svettano Spagna, Svizzera, Gran Bretagna, Danimarca e Australia. Buona la prova anche della new entry "La zona", padiglione dedicato alla giovane arte italiana a cura di Massimiliano Gioni, con un'affascinante struttura architettonica rossa appositamente costruita dal collettivo di architetti A12.

Nella mostra del Padiglione Italia (quello centrale) sono impedibili i disegni di Matthew Barney, incapsulati in preziosi tavoli-reliquiario, l'enorme parete di pillole di Damien Hirst, il video di Felix Gmelin, che riflette sullo scarto generazionale tra il 1968 e il 2000 e sulla trasformazione del concetto di rivoluzione, e ancora Jonas Dahlberg e Dan Graham.

Impossibile, infine, non lasciarsi provocare da Charlie, la scultura robotica di Maurizio Cattelan: un bimbetto con il viso dell'artista che scorazza per i Giardini su un triciclo telecomandato".

ZN: Nella Biennale 2003, a tuo parere, si può rilevare se e quanto l'arte contemporanea venga influenzata dal Web e dall'informatica?

Valentina Tanni: "No, direi che non è la manifestazione più adatta per fare una valutazione corretta di questo fenomeno. In Biennale, e nel sistema dell'arte contemporanea in generale, le nuove tecnologie fanno ancora sporadiche apparizioni (fanno eccezione naturalmente ambiti come la fotografia e il video digitale).

Anche se quest'anno qualcosa in più si è visto. La Romania ha dedicato l'intero padiglione ad un progetto Web e opere di net art erano presenti anche nella mostra di Hou Hanru e nel padiglione tiwanese. Si trattta di Young Hae Chang and Haevy Industries con i suoi filmati in Flash e di Shu Lea Chang con due progetti: Burn, sul tema del copyright e della duplicazione di materiale audio, e Garlic=Rich Air, futuribile borsa virtuale in cui la moneta di scambio sono delle enormi teste d'aglio.

Di grande rilievo la presenza di Makrolab di Marko Peljan, laboratorio stazione per lo studio dei fenomeni naturali e dei flussi comunicazionali, realizzato presso l'isola di Campalto, in piena laguna".

ZN: Un tuo giudizio sulla Net.Art presente in Biennale?

Valentina Tanni:"Ancora poca, ma buona direi".

ZN: Cosa manca nella Mostra, secondo te?

Valentina Tanni: "A questa Biennale secondo me manca una regia. La scelta di Bonami di "disseminare" le scelte tra decine di curatori ha portato in qualche caso vitalità e pluralismo, ma nella maggior parte dei casi arbitrarietà, confusione e inclusioni davvero discutibili".

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (1)

Antonio
A cosa servono i calcolatori in giro per la bien Leggi tutto
20-8-2003 08:32

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