Nanotubi in carbonio nei bambini con l'asma

Penetrano nei polmoni trasportando con sé gli inquinanti.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-12-2015]

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Siamo abituati a sentire parlare dei nanotubi di carbonio come di strutture quasi "miracolose", che permettono avanzamenti importanti in vari campi, dall'informatica all'elettronica, dalla realizzazione di nuovi tessuti fino alle tecnologie mediche.

Ora una ricerca condotta presso l'Università di Paris-Saclay, in Francia, ha scoperto una potenzialmente preoccupante presenza dei nanotubi di carbonio all'interno dei polmoni dei bambini con l'asma.

Lo studio, condotto da Fathi Moussa, ha studiato le vie aeree di 64 bambini parigini affetti da asma scoprendo nei campioni di fluido prelevati da ognuno dei nanotubi di carbonio. Inoltre in altri cinque bambini i nanotubi sono stati scoperti all'interno dei macrofagi prelevati dai polmoni.

La provenienza di queste particelle non è chiara, sebbene i ricercatori abbiano notato come i nanotubi di carbonio siano comunemente presenti nei gas di scarico dei veicoli e nella polvere della città di Parigi. Il loro legame con l'asma, inoltre, non è provato, tuttavia il professor Moussa afferma che non si può sottolineare questo dato.

La presenza dei nanotubi nei macrofagi ha come effetto una riduzione dell'efficacia di questi ultimi nello svolgere il loro lavoro, fenomeno che può rendere ancora più vulnerabili le persone con l'asma.

Inoltre - spiega sempre Moussa - l'ampia superficie offerta dai nanotubi offre la possibilità ad altre molecole di aderire a essa: ciò potrebbe consentire agli inquinanti di arrivare in profondità nei polmoni e anche di attraversare le membrane cellulari.

La questione ha bisogno di ulteriori studi per essere approfondita ma alcuni ricercatori, come James Booner della North Carolina State University affermano che è presto per incolpare i nanotubi di carbonio dei problemi di respirazione riscontrabili in chi vive in città. Il fatto è che altri studi relativi all'inquinamento non sono riusciti a individuarli e, secondo lo studioso, «c'è un elevato grado di incertezza su ciò che sono davvero queste strutture, soprattutto quando si parla di materiale proveniente dalle cellule dei polmoni dei pazienti».

A queste considerazioni vanno aggiunte quelle di Jonathan Grigg dell'Università Queen Mary di Londra, secondo il quale «stiamo respirando nanotubi da molto tempo» ed è ragionevole ipotizzare che i combustibili fossili siano una delle fonti, ma è anche improbabile che essi abbiano lo stesso effetto cancerogeno delle particelle d'amianto, che sono molto più grandi e possono restare intrappolate nei polmoni. Tuttavia «c'è sicuramente ancora molto lavoro da fare».

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