Facebook, i suggerimenti di amicizia mettono in contatto estremisti islamici che non si conoscevano

Uno studio accusa gli algoritmi del social network di aiutare il terrorismo.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-05-2018]

facebook terrorismo

Più volte i social network in generale e Facebook in particolare sono stati accusati di facilitare i contatti tra personaggi con intenti loschi, terroristi in primis.

Ora però, come riporta The Telegraph, alcuni ricercatori del Counter Extremism Project hanno scoperto che i sofisticati algoritmi di Facebook facilitano il contatto tra terroristi che in precedenza nemmeno si conosceva.

Si tratta di una conseguenza inattesa del sistema automatico che segnala a ogni iscritto a Facebook altri utenti con interessi simili, non necessariamente persone note o che abitino nella sua zona.

Seguendo le attività di un migliaio di sostenitori dell'Isis in 96 Paesi, i ricercatori si sono accorti che quanti avevano simpatie islamiste radicali venivano messi in contatto proprio tramite quella funzione.

Uno degli autori dello studio, Gregory Waters, rincara la dose spiegando che ciò è esattamente quanto capitato a lui personalmente: dopo aver contattato un estremista è stato «bombardato» da suggerimenti di amicizia con persone che apertamente sostengono l'Isis.

Robert Postings, un altro ricercatore, ha commentato: «Facebook, nel suo desiderio di connettere il maggior numero di persone possibile, ha inavvertitamente creato un sistema che aiuta gli estremisti e i terroristi a entrare in contatto».

Anche Postings parla, oltre che sulla base dei dati, per esperienza personale: dopo aver cliccato su diverse notizie circa la crescita dei gruppi islamisti nelle Filippine, ha ricevuto decine di suggerimenti di amicizia con estremisti di quella regione entro poche ore.

Ciò avviene perché, come è diventato chiaro a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica, Facebook fa il possibile per seguire gli utenti anche quando questi si trovano al di fuori del sito in blu, usando per esempio i plugin che permettono la condivisione dei contenuti sul social network.

Il risultato è che gruppi terroristi possono in questo modo trovare nuove forze da reclutare. È il caso per esempio di un uomo americano, residente a New York, che è stato contattato da un sostenitore indonesiano dell'Isis.

Nel corso di alcuni mesi l'uomo è passato da ateo con un lieve interesse verso l'islam a diventare «un musulmano radicalizzato» come spiega ancora Postings, che ha raccontato il caso nello studio di cui è coautore.

Infine, Postings e Waters puntano il dito contro la sostanziale inefficacia dell'attività di rimozione dei contenuti pericolosi messa in campo dal social network.

«Rimuovere i profili che fanno propaganda a favore dello Stato islamico, che spingono ad attaccare e che in altri modi supportano quel gruppo è importante» spiega Postings. «Il fatto che la maggioranza dei profili pro-Isis che abbiamo raccolto nel nostro database non sia stata ancora rimossa da Facebook è particolarmente preoccupante».

Da Menlo Park, sede di Facebook, la risposta alle accuse è secca: «Non c'è spazio per il terrorismo su Facebook» ha fatto sapere il social network tramite un portavoce. «Lavoriamo in modo aggressivo per far sì che non ci siano terroristi né gruppi terroristi sul sito, e rimuoviamo qualsiasi contenuto che inneggia al terrorismo o lo sostenga».

«Il nostro sistema funziona» prosegue il portavoce di Facebook. «Il 99% dei contenuti legati all'Isis e ad Al Qaeda che rimuoviamo è scoperto dai sistemi automatici. D'altra parte, combattere l'estremismo online richiede più che un semplice intervento tecnico».

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