Cosa c'è dietro allo stereotipo dell'hacker?

Eroi contro emarginati? La cultura dell'anonimato contro l'esposizione mediatica. Anche le relazioni ambivalenti con le autorità non aiutano la normalizzazione della comunità hacker.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-12-2018]

hacker

Eroi contro emarginati. Il termine "hacker" ha diviso per molto tempo l'opinione di esperti, media e pubblico tra questi due poli, rafforzando i cliché legati a questa controversa figura. Ma come si può spiegare questa polarizzazione? In termini di sicurezza, le aziende possono trarre dei benefici collaborando con questi specialisti?

"Essere un hacker significa principalmente essere in grado di manipolare un oggetto o sistema in modo da conferirgli un nuovo obiettivo. Per semplificare, chi è capace di utilizzare un bollitore per accendere un barbecue può essere definito un hacker", afferma Paul Fariello, membro del Security Intelligence Team di Stormshield. L'articolo continua qui sotto.

La comunità hacker è essenzialmente costituita da membri appassionati di IT e sicurezza, caratterizzati dall'abilità di trovare soluzioni creative alle sfide - soluzioni che spesso sfociano nell'illegalità. Per gli esperti di sicurezza informatica, queste competenze sono particolarmente preziose e attribuiscono al termine "hacker" una connotazione positiva.

Nonostante questo, ci chiediamo: perché a tutt'oggi la parola richiama alla mente di chi svolge tutt'altro lavoro un immaginario popolato di pirati malvagi e incappucciati?

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Cultura dell'anonimato contro esposizione mediatica

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