L'ex monopolista rifiuta l'accordo con i concorrenti: a rischio non c'è solo la banda larga, ma l'intero contratto nazionale delle Telco.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-06-2011]
Pare proprio che non ci sia alcuna speranza, almeno per ora, di vedere un accordo tra Telecom Italia e i suoi principali concorrenti - da Fastweb a Vodafone passando per Wind-Infostrada - sul tema cruciale della Rete NGN.
L'ex monopolista non sembra aver voglia di impegnarsi in una società comune pubblico-privata, in cui sia presente anche la Cassa Depositi e Prestiti, che frenerebbe lo sviluppo di una rete appartenente a Telecom stessa nelle grandi città.
L'impressione è che l'azienda sia disposta ad accettare un impegno pubblico al massimo nelle aree dove investire non sarebbe redditizio nel breve o medio termine.
Questo dissenso di fondo potrebbe avere conseguenze pesanti sino a rallentare o, addirittura, impedire il rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni, in scadenza a fine anno.
Non bisogna poi dimenticare che oltre alla banda larga futura il dissenso con gli altri operatori riguarda anche le sempre troppo alte tariffe di terminazione praticate da Telecom.
L'azienda si scontra inoltre con il problema dello smaltimento degli esuberi: una questione che una riforma previdenziale tesa, per esempio, a innalzare l'età pensionabile delle donne complicherebbe ulteriormente.
Se davvero si arrivasse alla rottura del contratto nazionale la CISL potrebbe non gradire la situazione che si verrebbe a creare, e così pure il governo: si aprirebbe quindi un nuovo caso di relazioni industriali difficili dopo quello FIAT.
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