Il Ministro dell'Interno parla di "covi telematici" nei quali i terroristi si incontrerebbero per poi dissolversi nel nulla. Sarà un alibi per nascondere l'inefficienza?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-01-2003]
Sostituendo Claudio Scajola, Giuseppe Pisanu ha preso un impegno con l'opinione pubblica: " Parlerò pochissimo". Un impegno comprensibile se si pensa che Scajola si era dovuto dimettere dopo dichiarazioni volgari e gravi, quanto mai inopportune, sul professor Biagi (vilmente trucidato qualche tempo fa da terroristi che si richiamano alle storiche Br).
E' legittimo pensare che se Pisanu decide di venire meno a questo impegno sia per ragioni molto gravi e c'è da chiedersi se esse sussistano, dato che si tratta di dichiarazioni sui rischi di una ripresa del fenomeno terroristico, ad un importante settimanale.
Pisanu esordisce con delle affermazioni da "scopritore dell'acqua calda":"I nuovi terroristi sono persone "normali" come operai, impiegati, intellettuali, insospettabili vicini di casa". C'è da chiedersi quando, in Italia, gli autori delle azioni terroristiche si siano presentati con un volto noto e di pericolosi rivoluzionari e, se già negli anni '70, non siano sempre stati persone anonime, apparentemente tranquille, quasi mai immischiate in movimenti di protesta pubblica.
L'utilizzo di siti ombra, e-mail, cellulari c'è già stato e ci sarà ancora e può accrescere le potenzialità di gruppi terroristici, ma questa insistenza sui "covi telematici" può preludere a nuove restrizioni della libertà di comunicazione e a nuove possibilità di violare, sistematicamente, la privacy da parte di organi di polizia e servizi segreti?
La realtà è che la differenza principale tra nuovi e vecchi gruppi terroristici non sta nell'uso di tecnologie telematiche, che anzi in molti casi potrebbero essere snobbate per evitare i controlli pervasivi e sostituite da tradizionali "passaparola", bacheche, annunci economici e quanto altro.
Il problema è che dagli anni '70 si è destrutturata la società italiana , luoghi di aggregazione ed infiltrazione come la fabbrica quasi non esistono più, l'università e la scuola sono meno centrali come luoghi di aggregazione giovanile, le stesse aree del dissenso sono meno compatte ideologicamente, meno pesanti a livello organizzativo, più variegate ed articolate.
La lotta al terrorismo, spesso collegato a fenomeni internazionali e con radici fuori dall'Italia richiede da parte dei Governi uno sforzo diverso e maggiore: di prevenzione nel senso di bonificare, attraverso il dialogo, una politica di pace e non di guerra, lo sviluppo internazionale, il terreno di coltura dei terrorismi.
Inoltre richiede alle forze dello Stato che devono prevenire e reprimere i terrorismi, una capacità di "intelligence" intesa come capacità di ascolto e di analisi molto più sottile e su cui si devono investire risorse umane prima che tecnologiche: quanto è diffusa, ad esempio, la conoscenza delle lingue straniere nelle forze di polizia e nei servizi di sicurezza?
Il riferimento alla telematica rischia di essere, quindi, la ricerca di un alibi per nascondere inefficienze e fallimenti sul fronte della lotta al terrorismo.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|