Il proliferare delle intelligenze artificiale non farebbe altro che danneggiare i creatori di contenuti e i siti indipendenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-05-2025]
Matthew Prince, CEO di Cloudflare, ha lanciato un allarme sul futuro del web durante un'intervista al Council on Foreign Relations: l'intelligenza artificiale starebbe distruggendo il modello di business che ha sostenuto il web per oltre 15 anni.
«L'AI cambierà radicalmente il modello di business del web» ha affermato. «Negli ultimi 15 anni, tutto è stato guidato dalla ricerca online» ma ora le cose stanno cambiando: se un tempo la ricerca su Google portava traffico ai siti tramite i famosi «10 link blu», oggi quella stessa ricerca è fatta per tenere gli utenti sulla piattaforma, fornendo risposte e contenuti tramite la IA.
Dieci anni fa, per ogni due pagine indicizzate, Google rimandava un visitatore al sito; ora, secondo Prince, servono sei pagine per un solo visitatore, con un calo del 200% nel valore restituito ai creatori di contenuti.
Le «zero-click search» sarebbero ormai preponderanti: circa il 75% delle query su Google verrebbe risolto direttamente sulla pagina dei risultati, grazie agli snippet e alle risposte generate dall'AI, senza che gli utenti visitino i siti originali.
Questa tendenza è confermata da un rapporto Semrush del 2023 che evidenzia un aumento del 25% di ricerche zero-click negli ultimi tre anni. Essa sta soffocando i creatori di contenuti, che dipendono dal traffico per generare entrate tramite pubblicità o abbonamenti.
Le aziende di IA peggiorano la situazione: Prince ha rivelato che operano con un rapporto di scraping di 6.000:1, estraendo enormi quantità di dati per ogni interazione utente, senza restituire quasi nulla ai creatori.
Prince non è di principio contrario all'AI, ma si dice scettico sull'attuale frenesia di investimenti: «Il 99% dei soldi spesi in questi progetti oggi viene semplicemente bruciato. Ma l'1% sarà incredibilmente prezioso».
Tuttavia, la sua analisi solleva un problema strutturale: se non guadagnano, i creatori smetteranno di produrre contenuti di qualità. Lasciando il web pieno di materiale generato artificialmente, creano quel fenomeno noto come dead Internet theory.
Tale scenario è ulteriormente complicato da pratiche come quelle di Google: secondo Prince ha trasformato il motore di ricerca in un answer engine, riducendo il ruolo dei siti indipendenti.
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