[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-07-2025]
Nell'aprile 2024 lo lo YouTuber Ross Scott, gestore del canale Accursed Farms, lanciò l'iniziativa Stop Killing Games. Lo scopo era creare un movimento globale per «proteggere i diritti dei videogiocatori», contrastando la pratica degli editori di rendere inaccessibili i videogiochi acquistati (in particolare quelli multigiocatore che richiedono di essere sempre online) quando il loro "ciclo vitale principale" si conclude e i server ufficiali vengono chiusi. Da qui è nata una petizione che in questi giorni è arrivata a raccogliere oltre un milione di firme tra UE e Regno Unito: essa chiede normative che obblighino le aziende a garantire la giocabilità dei titoli; essa può avvenire offline oppure rilasciando le tecnologie per la creazione di server non supportati dall'editore originale del gioco, una volta cessato il supporto ufficiale.
Il traguardo del milione di firme è stato superato lo scorso 2 luglio: il suo raggiungimento (posto che tutte le firme siano regolari) garantisce agli organizzatori l'ottenimento di un'audizione presso il Parlamento Europeo. L'iniziativa è nata dopo il caso di The Crew di Ubisoft, reso ingiocabile per la chiusura dei server, e denuncia l'obsolescenza programmata dei giochi "always online". Questi titoli, venduti come beni permanenti, diventano inutilizzabili quando gli editori interrompono il supporto e lasciano i consumatori senza accesso a ciò che hanno pagato.
Ora i produttori di videogiochi rappresentati da Video Games Europe (che include colossi come EA, Ubisoft, Sony e Nintendo) hanno deciso di opporsi ufficialmente agli scopi della petizione. In una recente dichiarazione l'associazione ha definito la proposta insostenibile, sostenendo che obbligare la manutenzione dei giochi online aumenterebbe i costi di sviluppo, limitando la creazione di titoli live service. Secondo le aziende, la chiusura dei server è una decisione economica inevitabile quando un gioco non è più economicamente sostenibile; inoltre, i giocatori vengono avvisati in anticipo, come previsto dalle leggi sulla tutela dei consumatori. Stop Kiling Games non è d'accordo: su X ha accusato gli editori di violare la Direttiva UE 93/13/CEE sulle clausole contrattuali abusive.
Il caso di The Crew è stato davvero emblematico: acquistabile fino a pochi mesi prima della chiusura, è stato rimosso dagli store digitali e reso inaccessibile anche per chi possedeva copie fisiche, senza che venissero offerte opzioni offline. Altri titoli hanno subito sorti simili alimentando il malcontento: per esempio Driveclub di Sony, chiuso nel 2020, o Knockout City. La petizione propone soluzioni pratiche a questa situazione: patch per modalità offline, rilascio del codice sorgente per server privati o emulazione legale dopo un certo periodo di inattività. Queste idee però si scontrano con le preoccupazioni dei produttori, che temono costi aggiuntivi e violazioni della proprietà intellettuale.
La petizione, registrata come Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), ha tempo fino al 31 luglio 2025 per raccogliere ulteriori firme "di sicurezza": esse dovranno garantire il raggiungimento del milione di firme reali, dato che alcune di quelle raccolte potrebbero essere invalide. La pressione è alta: una legge europea come quella chiesta da Ross Scott potrebbe imporre agli editori di lasciare i giochi in uno stato giocabile, generando un cambiamento che potrebbe rivoluzionare il settore. Tuttavia la resistenza dei produttori evidenzia la complessità del problema. I consumatori chiedono giustizia digitale, mentre le aziende difendono la libertà di gestire i propri prodotti.
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