Agli hacker basta meno di un minuto per attaccare un server nel cloud



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-04-2019]

cloud computing sophos

Sophos ha presentato una nuova ricerca intitolata A rischio: Cloud Honeypot sotto attacco, che ha rivelato un dato abbastanza sorprendente: un server cloud installato appositamente come honeypot a San Paolo, in Brasile, è stato preso di mira dai cybercriminali ad appena 52 secondo dall'avvio.

Un honeypot è un sistema o componente hardware o software usato come "trappola" o "esca" a fini di protezione contro gli attacchi informatici e che viene spesso usato per poter monitorare i comportamenti degli hacker, come in questo caso.

In totale Sophos ha installato honeypot in 10 datacenter Amazon Web Services (AWS) in varie località tra cui: California, Francoforte, Irlanda, Londra, Mumbai, Ohio, Parigi, San Paolo, Singapore e Sydney.

I server sono stati monitorati per 30 giorni e l'analisi ha rilevato che più di 5 milioni di attacchi sono stati tentati sulla rete globale, dimostrando come i criminali informatici scansionino automaticamente le piattaforme open cloud più deboli.

Se poi gli aggressori riescono a ottenere l'accesso, le aziende che usano queste piattaforme possono diventare vittime di furti di dati sensibili. Oppure i criminali informatici possono utilizzare i server cloud come base per accedere ad altri server o reti.

Il rapporto, disponibile in inglese e in formato PDF, identifica le minacce che devono affrontare le aziende che migrano verso piattaforme ibride e all-cloud.

La velocità e la dimensione degli attacchi agli honeypot ha dimostrato quanto i criminali informatici siano inesorabili nella loro attività e conferma che spesso vengano utilizzate botnet per colpire le piattaforme cloud di un'azienda.

Per le aziende che intendono affidarsi al cloud computing diventa quindi non solo importante ma imprescindibile vigilare attentamente sulla sicurezza dei propri server, anche se - o soprattutto se - si affidano a risorse messe a disposizione da soggetti terzi: qualunque server con una sicurezza debole che si affacci su Internet diventa un bersaglio in pochissimo tempo.

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Quali sono i rischi maggiori del cloud computing?
Distributed Denial of Service (DDoS): cresce l'impatto dei tempi di indisponibilità di un sito web, che possono costare perdite di milioni di euro in termini di introiti, produttività e immagine aziendale.
Frode: perpetrata da malintenzionati con l'obiettivo di trafugare i dati di un sito e creare storefront illegittimi, o da truffatori che intendono impadronirsi di numeri di carte di credito, la frode tende a colpire - prima o poi - tutte le aziende.
Violazione dei dati: le aziende tendono a consolidare i dati nelle applicazioni web (dati delle carte di credito ma anche di intellectual property, ad esempio); gli attacchi informatici bersagliano i siti e le infrastrutture che le supportano.
Malware del desktop: un malintenzionato riesce ad accedere a un desktop aziendale, approfittandone per attaccare i fornitori o le risorse interne o per visualizzare dati protetti. Come il trojan Zeus, che prende il controllo del browser dell'utente.
Tecnologie dirompenti: pur non essendo minacce nel senso stretto del termine, tecnologie come le applicazioni mobile e il trend del BYOD (bring-your-own-device) stanno cambiando le regole a cui le aziende si sono attenute sino a oggi.

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E' una buona idea, a patto che sia sicuro, il costo sia basso e non si debba essere legati ad alcun utente.
Non credo che funzionerà in Italia.
Non ne sono sicuro, ma potrebbe funzionare.
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Parteciperei volentieri perché è un'ottima idea!
Potrei usufruirne, anche per ridurre l'inquinamento, anche se ho la mia auto. Qualche volta potrei fungere da autista.

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