Europa contro Piracy Shield: UE pretende modifiche per tutelare libertà e trasparenza

La piattaforma antipirateria varata da Agcom non è conforme alla direttiva europea DSA.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-07-2025]

La Commissione Europea ha recentemente inviato una comunicazione formale all'Italia, esprimendo preoccupazioni sulla piattaforma Piracy Shield, il sistema nazionale anti-pirateria gestito dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom). L'Unione Europea ritiene che la piattaforma, così come strutturata, non sia pienamente conforme al Digital Services Act (DSA), il regolamento europeo che disciplina i servizi digitali. Le critiche si concentrano su squilibri tra la lotta ai contenuti illegali e la tutela dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione e informazione, oltre che sulla mancanza di meccanismi adeguati per prevenire blocchi errati e garantire trasparenza.

Piracy Shield, operativo dal 31 gennaio 2024, è stato introdotto per contrastare la diffusione illegale di contenuti protetti da diritto d'autore, come partite di calcio, film e serie TV, attraverso il blocco rapido di indirizzi IP e domini segnalati da titolari dei diritti, come Sky e DAZN. La piattaforma consente ai "segnalatori" autorizzati di richiedere il blocco di contenuti entro 30 minuti: un processo quasi interamente automatizzato che non prevede controlli umani preliminari da parte dell'Autorità. Questo meccanismo, pensato per garantire rapidità, ha però generato numerosi problemi, tra cui il blocco di siti e servizi legali: è accaduto lo scorso ottobre, quando una Content Delivery Network (CDN) di Google è stata oscurata per sei ore, rendendo inaccessibili servizi come Google Drive e YouTube per molti utenti italiani.

La Commissione Europea, rispondendo anche alle sollecitazioni della Computer & Communications Industry Association (CCIA), che rappresenta colossi come Amazon, Google, Meta e Cloudflare, ha sottolineato che Piracy Shield manca di un bilanciamento tra la lotta alla pirateria e la protezione dei diritti degli utenti. Uno dei principali punti critici è la disparità tra la rapidità dei blocchi (eseguiti entro 30 minuti) e i tempi più lunghi richiesti per le procedure di sblocco, che possono lasciare siti legali inaccessibili per ore o giorni. Inoltre, l'assenza di controlli efficaci per prevenire errori di "overblocking" - il blocco di contenuti leciti - è stata giudicata una violazione dei principi del DSA, che richiede misure proporzionate e garanzie per evitare impatti negativi su informazioni legali. La Commissione ha anche evidenziato la necessità di maggiore trasparenza per i segnalatori e di strumenti di ricorso più accessibili per chi subisce blocchi errati.

Le criticità di Piracy Shield non sono una novità. Fin dal suo lancio, la piattaforma ha suscitato polemiche per i suoi errori operativi. Per esempio, a febbraio 2024 sono stati bloccati siti che non avevano nulla a che fare con la pirateria, come portali legati al sistema operativo Linux o persino un sito di un produttore di auto elettriche cinesi (Ora EV) a causa di un indirizzo IP condiviso con altri servizi. Questi incidenti sono stati attribuiti alla natura automatica del sistema, che si basa su segnalazioni di titolari dei diritti senza un'adeguata verifica preliminare da parte di Agcom. La pubblicazione del codice sorgente di Piracy Shield su GitHub a marzo 2024 da parte di un utente anonimo, noto come Fuckpiracyshield, ha sollevato interrogativi sulla sicurezza della piattaforma, esponendo potenziali vulnerabilità che potrebbero essere sfruttate per manipolare i blocchi.

Un altro aspetto controverso è il ruolo dei titolari dei diritti, come la Lega Serie A, nella gestione del sistema. La CCIA ha criticato il fatto che Piracy Shield sia stato sviluppato da una società, SP Tech, controllata da uno dei principali beneficiari, ossia proprio la Lega Serie A, creando un potenziale conflitto di interessi. L'obbligo per i provider di servizi Internet, VPN e DNS pubblici di implementare i blocchi entro 30 minuti è stato giudicato oneroso, tanto da spingere un fornitore di VPN come AirVPN ad abbandonare il mercato italiano a febbraio 2024. Anche Google e Cloudflare hanno opposto resistenza, con il Tribunale di Milano che a marzo 2025 ha ordinato a entrambi di bloccare i siti segnalati da Piracy Shield tramite i loro DNS pubblici, suscitando ulteriori dibattiti sulla libertà di accesso alla rete.

La Commissione Europea invita quindi l'Italia a riformare Piracy Shield per introdurre controlli più rigorosi, procedure di sblocco rapide e trasparenti, e una whitelist chiara per proteggere i siti legali. Inoltre si richiede che i segnalatori siano soggetti a obblighi di verifica per evitare errori. Questi interventi sono essenziali non solo per allinearsi al DSA, ma anche per rispondere alle crescenti proteste di associazioni come l'Associazione Italiana Internet Provider (AIIP). Questa ha accolto con favore le osservazioni dell'UE, sottolineando la necessità di un equilibrio tra lotta alla pirateria e libertà della rete. A tutto ciò si può aggiungere che i costi di manutenzione della piattaforma, stimati in 250.000 euro solo nel 2023, sono stati criticati come un onere per la collettività, senza che i benefici in termini di riduzione della pirateria siano stati chiaramente dimostrati.

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Commenti all'articolo (1)

Potenziale un par di :fball: Leggi tutto
7-7-2025 08:56

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