[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-11-2025]

Il dipartimento britannico per l'Ambiente, l'Alimentazione e gli Affari Rurali (Defra) ha completato un programma di "modernizzazione" IT che ha portato all'acquisto di circa 30.000 PC equipaggiati con Windows 10, proprio mentre Microsoft terminava il supporto ufficiale per il sistema operativo lo scorso 14 ottobre. Questa decisione è emersa da un report ufficiale presentato dal segretario ad interim David Hill al comitato parlamentare per i conti pubblici: ha comportato una spesa totale di 312 milioni di sterline nel periodo di revisione della spesa 2022-2025.
L'iniziativa ha riguardato la sostituzione di oltre 50.000 dispositivi obsoleti (computer con Windows 7) con nuovo hardware dotato di Windows 10 - laptop e desktop - con l'obiettivo dichiarato di migliorare l'efficienza operativa e la affidabilità di sistemi critici, come quelli dedicati alla prevenzione delle alluvioni e ai controlli alle frontiere. Con la fine del supporto, questi PC richiederanno l'iscrizione al programma Extended Security Updates (ESU) di Microsoft per ricevere patch di sicurezza: il costo aggiuntivo è stimato in circa 61 sterline all'anno per dispositivo consumer; ma potenzialmente è più alto per realtà aziendali.
Questa spesa si inserisce in una pianificazione pluriennale che ha visto il Defra allocare risorse per aggiornare un parco macchine eterogeneo, ereditato da fusioni dipartimentali e cicli di aggiornamento ritardati dalla pandemia. Il report di Hill specifica che l'upgrade ha riguardato la migrazione di decine di migliaia di unità da versioni precedenti di Windows come 7 e 8.1 verso Windows 10, sfruttando hardware compatibile ma non necessariamente pronto per Windows 11. Requisiti come TPM 2.0 e Secure Boot hanno escluso circa il 40% dei PC esistenti dall'upgrade gratuito a Windows 11, secondo stime Microsoft del 2025, spingendo Defra a optare per una soluzione intermedia.
Le ipotesi sui motivi di questa mossa emergono da analisi di settore e commenti pubblici, riflettendo un mix di pragmatismo e criticità. Una prospettiva comune vede l'investimento come una misura tappabuchi: con la fine del supporto imminente, il Defra ha dato priorità alla stabilizzazione immediata per evitare interruzioni in servizi essenziali, posticipando una transizione piena a Windows 11 o magari al cloud, fino a quando non saranno risolti vincoli di compatibilità software. Software proprietari sviluppati internamente, come quelli per modellazione idraulica o tracciamento agricolo, richiedono test estesi; l'upgrade forzato a Windows 11 avrebbe potuto introdurre instabilità.
Un'altra ipotesi lega la scelta a pressioni economiche. I 312 milioni rappresentano circa il 15% del budget IT totale di Defra: optare per Windows 10 ha permesso risparmi immediati rispetto all'acquisto di hardware più recente che supporta nativamente Windows 11 ma costa il 20-30% in più. Qualcuno suggerisce influenze politiche, con ritardi dovuti alle elezioni del 2024 che hanno congelato i fondi per l'IT, portando a una corsa finale per arrivare a rispettare gli standard di cybersicurezza nazionali.
Critiche e speculazioni si concentrano sull'aspetto di "obsolescenza accelerata": la spesa per acquistare sistemi già datati ha semplicemente spostato i costi dall'hardware all'ESU, con la possibilità di dover arrivare a sborsare oltre 1,5 milioni ogni anno per i 30.000 PC. Mentre Microsoft spinge Windows 11 come "più sicuro e efficiente", casi come Defra sottolineano che la transizione non è lineare ma è influenzata da budget, sistemi esistenti e pragmatismo. Confrontati con lo stesso dilemma, utenti individuali possono optare per ESU gratuiti iniziali o alternative come ChromeOS Flex. Per i governi la posta è più alta, rendendo ogni ipotesi un invito a maggiore trasparenza nelle decisioni digitali.
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