L'Accordo Anticontraffazione punta a filtrare Internet a livello mondiale, a protezione della proprietà intellettuale.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-02-2010]
I 39 membri dell'Anti-Counterfeiting Trade Agreement o Accordo commerciale anticontraffazione sono ormai giunti al settimo segretissimo incontro, nel corso del quale si decideranno i modi e i tempi della lotta a oltranza contro la scopiazzatura di qualsiasi bene avente valore economico.
Le discussioni sono avvenute a Città del Messico e sono state classificate come "segreto militare" anche se di fatto sono volte a rinsaldare la presa di chi già ha il coltello dalla parte del manico.
L'eventualità che larga parte di un possibile mercato sfugga o possa sfuggire alle imposizioni e restrizioni dei brevetti internazionali (si pensi per esempio al settore dei concimi, dei diserbanti, dei medicinali e degli alimenti speciali) deve assillare gli azionisti e i politici che a essi fanno riferimento, se la segretezza invocata è stata fino ad oggi mantenuta.
C'è tuttavia che teme, e a ragione, che la lotta alla contraffazione dei beni di consumo serva come grimaldello anche alle major dell'intrattenimento per ottenere un ombrello protettivo sovranazionale e in qualche modo "militarizzato" e quindi al di fuori - se non al di sopra - delle ordinarie regole democratiche.
Accordo ideato per combattere specificamente la contraffazione e la vendita di medicinali, in sede di colloqui ACTA si parla ormai apertamente di "filtraggio" di Internet poiché gran parte delle vendite abusive avviene tramite la Rete; ma l'esperienza ha insegnato che una volta che sia stata aperta la fossa delle limitazioni e delle restrizioni, poi ci va a finire dentro tutto quanto ritenuto scomodo, per un motivo o per l'altro, da chi manovra la ramazza.
Anche perché ai colloqui partecipa soltanto personale tecnico istituzionale, restandone completamente esclusa qualsiasi componente "laica"; per i paesi dell'Unione Europea, i membri sono scelti in sede di Commissione.
Tuttavia qualcosa comincia a sussurrarsi da parte dei soliti "ben informati"; si dibatte sull'esigenza di filtrare il web a livello mondiale, di autorizzare le dogane a verificate se computer e supporti rispettino il diritto d'autore, di arrivare velocemente alla "risposta graduale" senza alcun intervento della magistratura ordinaria o speciale.
Le varie associazioni degli utenti temono che al confronto gli accordi definitivi renderanno la recentissima e contestata dottrina dei tre schiaffi poco più temibile di un benevolo scappellotto.
Peggio ancora, pare che al Parlamento Europeo non sia stato dato l'accesso alla documentazione per valutarla, mentre l'analisi sin qui effettuata dai Commissari sembra denunciare impietosamente la violazione delle libertà individuali e costituzionali, compresa la libertà di espressione e la riservatezza della comunicazioni.
Tuttavia almeno per ora la Commissione Europea non vorrebbe sentir parlare di "negoziati segreti", limitandosi confermare gli incontri sono tuttora in corso e che ancora non è stata presa alcuna decisione.
Forse perché la resa dei conti è rimandata a un'ottava sessione della conferenza che si terrà in Nuova Zelanda entro fine anno, ma dalle restrizioni già operanti nel "quinto continente" c'è da attendersi soltanto una maggiore pressione psicologica sui partecipanti nel senso auspicato, e forse imposto, dalle multinazionali interessate.
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