La colpa è degli incentivi per le rinnovabili, che rischiano di gonfiare le bollette dell'elettricità. Gli ambientalisti protestano.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-02-2011]
Il settore delle energie rinnovabili è in fermento: stando a quanto si riesce a capire dalla bozza di un decreto legislativo che dovrebbe essere approvato mercoledì, gli incentivi per l'installazione di impianti "alternativi" (fotovoltaico, eolico, geotermico e via di seguito) per l'energia elettrica starebbero per subire uno stop.
Tutto è iniziato con il recepimento della direttiva europea 2009/28/CE, relativa alla promozione dell'uso di energia proveniente da fonti rinnovabili: la normativa impone al nostro Paese di produrre tramite eolico, fotovoltaico e fonti alternative il 17% dell'energia entro il 2020.
Grazie alla politica di incentivi seguita fino a oggi, tuttavia, l'obiettivo è prossimo e pare che sarà possibile raggiungerlo già entro l'estate, quando per esempio la potenza installata degli impianti fotovoltaici dovrebbe arrivare a 8 GW, ossia quanto richiesto dal Piano di Azione Nazionale per il 2020.
In ogni caso, inoltre, dal primo gennaio 2014 il conto energia - ossia il programma europeo di incentivazione per la costruzione di impianti fotovoltaici - sarà abrogato completamente, o questo almeno è quanto dice la bozza.
Per le associazioni ambientaliste tutto ciò è inaccettabile: il progresso dell'adozione di fonti energetiche rinnovabili, che ha marciato così bene in questi anni, dovrebbe essere sostenuto ancora e permetterci di andare ben oltre gli obiettivi fissati, specialmente se si tiene presente il confronto con un Paese come la Germania che, sempre per il 2020, ha come obiettivo il 52% e non il 17%.
Inoltre la sospensione degli incentivi metterebbe a rischio tutte quelle aziende - e di conseguenza i posti di lavoro - che in questi anni sono state attive nel settore: il numero dei disoccupati potrebbe insomma aumentare ancora.
Tuttavia il ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani ha pronte le obiezioni. Ha spiegato infatti che la politica di incentivazione seguita in questi anni ha avuto un impatto molto pesante: per far crescere del 4% l'energia rinnovabile sono stati pagati 20 miliardi di euro, ottenuti tramite le bollette dell'elettricità.
In ogni bolletta è infatti presente una quota (la componente A3) destinata a sostenere lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili: nel 2009 sono stati raccolti in questo modo 2,5 miliardi; nel 2010 3,4 miliardi; per il 2011, se la situazione non cambierà (come propone il governo, sospendendo gli incentivi) si arriverà a 5,7 miliardi.
Per una "famiglia media" tutto ciò si dovrebbe tradurre in un aumento annuale delle spese per l'elettricità pari a circa 40 euro, di cui 22 versati per il fotovoltaico.
La situazione risultante è complessa. Da un lato, gli incentivi permettono di ridurre la dipendenza dalle fonti tradizionali, operazione che in un modo o nell'altro dev'essere portata avanti.
Dall'altro i loro costi si ripercuotono sulle famiglie e si sommano a eventuali aumenti del prezzo dell'energia in sé, attualmente instabile verso l'alto per via della situazione in Nord Africa in generale e in Libia in particolare.
Inoltre gli incentivi avrebbero anche un ulteriore effetto problematico: terrebbero artificialmente alti i prezzi dei piccoli impianti, secondo quanto rivelato da Gerardo Montanino, dirigente del Gestore Servizi Energetici, in un'intervista a Il Messaggero.
Negli ultimi quattro anni i costi di pannelli e inverter sono scesi del 40% - spiega Montanino - ma i prezzi non li hanno seguiti, grazie agli speculatori che hanno potuto sfruttare gli incentivi.
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