La memoria è fatta di "micropacchetti" di ricordi da 125 millisecondi, così come la luce è formata da fotoni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-09-2011]
Nella camera da letto buia suona il telefono. Un uomo addormentato si sveglia di soprassalto e resta confuso per qualche attimo, senza riconoscere il posto in cui si trova. Poi, all'improvviso, la consapevolezza: è in una stanza d'albergo.
È questa una sensazione familiare che tutti avranno, una volta o l'altra, provato. I ricercatori May-Britt Moser ed Edvard Moser, dell'Istituto Kavli per la Neuroscienza dei Sistemi presso l'Università Norvegese di Scienza e Tecnologia a Trondheim, hanno iniziato a scoprire a che cosa sia dovuta.
Per farlo, hanno passato diverso addestrando alcuni topi di laboratorio: gli scienziati hanno preparato un ambiente che era possibile illuminare in due maniere diverse, e allenato i topi a credere che un diverso schema di illuminazione caratterizzasse una stanza diversa.
In pratica, se era attivo lo schema di illuminazione A, il topo credeva di trovarsi nella stanza A; quando invece era attivo lo schema di illuminazione B, il topo credeva di trovarsi in una fantomatica stanza B, quando invece si trovava sempre nella A, soltanto illuminata in modo diverso.
Una volta assicuratisi, grazie al controllo dell'attività elettrica dei cervelli dei topi, che questi fossero davvero convinti di cambiare stanza al cambiare della luce, è iniziata la seconda fase dell'esperimento.
Questo "qualcosa" è stato riconosciuto come l'attività del cervello che pescava dai ricordi la mappa relativa alla seconda stanza, per fornire al topo le informazioni necessarie affinché riconoscesse il luogo.
«Abbiamo ingannato i topi. Ovviamente non li abbiamo teletrasportati davvero. Quando attiviamo un sistema d'illuminazione, individuiamo uno schema molto specifico dell'attività delle cellule nella regione del cervello che crea le mappe» ha spiegato May-Britt Moser. «E quando attiviamo l'altro sistema, la schema della mappa nel cervello è completamente diverso».
Il cervello - hanno notato i ricercatori - non confonde mai le due mappe: passa dall'una all'altra, ma non si trova mai in uno stato intermedio; i pochi istanti di confusione quando ci si trova in una stanza inizialmente sconosciuta (perché ci si sveglia in un albergo, o perché il capitano Kirk ci ha giocato uno scherzo col teletrasporto) sono dovuti alle conseguenze della ricerca del giusto ricordo e della transizione da una mappa (o, se si preferisce, da ciò che in effetti è, ossia un ricordo) all'altra.
Misurando i passaggi, i professori norvegesi sono riusciti anche a quantificare la durata dei singoli ricordi: 125 millisecondi, pochi attimi di vita trascorsi in un determinato luogo e che sono sufficienti per riconoscerlo. La memoria risulta dunque costituita dalla somma di questi "pacchetti" di ricordi, così come la luce è costituita da fotoni.
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