La battaglia dell'industria del porno sta dando frutti: oltre 50 siti han già chiuso i battenti, e altri seguiranno.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-10-2012]
Tre mesi fa Robert King - produttore australiano di contenuti per adulti e, per questo, noto in rete come AdultKing - ha dichiarato guerra ai cyberlocker.
Affermando che la maggior parte degli utenti utilizza questi servizi per conservare e condividere materiale coperto da copyright, ha avviato una campagna al fine di «fare a pezzi l'industria illegale dei file locker, tagliandole l'apporto di denaro» come ha dichiarato.
La strada scelta per ottenere questo risultato è semplice da spiegare: dopo aver compilato una lista di quei siti che offrono abbonamenti premium e quelli che ricompensano gli utenti per aver caricato i contenuti più popolari, ha raccolto prove sulle violazioni al copyright perpetrate dagli utenti di questi servizi.
Quindi ha inviato le prove ai sistemi di pagamento utilizzati dai cyberlocker, come PayPal; questi, una volta messi di fronte all'evidenza, non hanno potuto fare altro che sospendere o cancellare gli account. È in questo modo che King è riuscito a «tagliare l'apporto di denaro».
Sono ormai trascorsi 90 giorni da quanto il produttore australiano ha iniziato la propria guerra: in questo periodo, stando ai dati forniti dal sito Stop File Lockers (voluto e finanzito da King stesso e operato da una serie di volontari), 54 siti hanno cessato l'attività - alcuni perché non potevano più pagare l'affitto dei server - e altri 34 al momento sono privi dell'appoggio del sistema di pagamento di cui si servivano. Altri 22 - aggiunge Stop File Lockers - dovrebbero andare offline a breve.
Il numero di siti coinvolti è però molto più grande. King afferma che i cyber locker per i quali sono stati sospesi i sistemi di pagamento sono 503, e nel frattempo Stop File Locker è diventato una sorta di punto di riferimento sia per quanti vogliono unirsi alla battaglia di King sia per quanti vogliono contare i caduti.
Tutta questa attività non ha mancato di dare origine a delle critiche, le più accese delle quali provengono dalle comunità online che ruotano intorno ai contenuti per adulti: c'è per esempio chi ha accusato King di utilizzare standard troppo elevati per decidere quali siti violino il copyright, standard che sono ben oltre i limiti fissati dalla legge.
All'estremo opposto si trovano quanti criticano King per la mancanza di impegno contro i vari tube (i vari cloni di YouTube e i servizi di video in generale) presenti in rete che ospitano illegalmente materiale: secondo costoro sarebbero i video online il vero nemico, e non i cyberlocker.
Infine, c'è la questione del denaro: molti hanno accusato King di voler trasformare l'associazione no-profit che attualmente si batte per far cadere tutti i cyberlocker in un'organizzazione antipirateria; il produttore afferma che tutta l'attività è portata avanti su base volontaria, e che egli stesso ha donato 50.000 dollari per la causa.
Intanto, l'elenco delle vittime comprende nomi sconosciuti e attori famosi del mercato dei cyberlocker: per esempio, FilesFactory, DepositFiles e Uploaded non dispongono più di un account PayPal, stando a quanto afferma Stop File Lockers.
Tutto ciò ha portato i fornitori dei servizi di pagamento a rendere ancora più severi i requisiti, per quanto riguarda il rispetto delle norme sul copyright, per poter sfruttare i loro servizi: PayPal, per esempio, già a luglio ha fatto scalpore perché tra le richieste elencava «in sostanza l'accesso al backend per controllare tutti i file caricati» come spiegava Putlocker.
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