Dov'è Salam Pax?

Il suo blog è divenuto un evento mediatico mondiale. Ma dal 24 marzo le pagine web che ci raccontavano una Baghdad sotto bombardamenti U.S.A. sono mute. Dove è finito lo studente 29enne che curava da sei mesi, con uno stile bipartisan, uno dei più cliccati war blog planetari?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-04-2003]

Dov'è Salam Pax? Dove sono suo padre, suo fratello, suo cugino? Tutti protagonisti inconsapevoli di un racconto di vita sotto la pioggia di bombe americane su Baghdad e descritta in presa diretta su Internet. Da lunedì 24 marzo il suo blog, il suo diario on line, divenuto un eccezionale evento mediatico mondiale, è muto.

Nessun aggiornamento, se non per i numerosi link che rimandano allo Special Report Iraq del londinese The Guardian alla Reuters o al New York Times, anche per il mirror, ovvero il sito speculare che riporta i medesimi contenuti, realizzato da Blogger e Google dopo che il 22 e 23 marzo Salam Pax non ha potuto pubblicare on line i suoi resoconti.

"Non ho parole -scrive Salam nel suo ultimo messaggio apparso in Rete- per le persone di Blogger che mi hanno dato aiuto e supporto". Rimbalzano al mittente anche i messaggi inviati all'indirizzo email del blog. Un laconico messaggio indica un errore di tipo 554 che in generale può indicare o che il server non è disponibile o che l'utente destinatario ha due caselle di posta elettronica, una delle quali inoltra sull'altra, creando un ciclo infinito.

Lo straordinario successo del suo diario on line è una delle tante scoperte di questa guerra. Il suo blog, subito inserito nella serie dei tanti war blog comparsi in Rete, ha fatto più audience dei network che pure hanno investito ingenti mezzi e investimenti nella copertura dell'evento guerra.

Da un angolo all'altro del pianeta le sue considerazioni bipartisan, sia contro la guerra che contro il dittatore Saddam, scritte, secondo esperti, in buon inglese, hanno fatto discutere. Ci si è interrogati sull'esistenza o meno del personaggio, dei motivi che lo hanno spinto, evidentemente assalito anche lui dalla blogmania, a "postare" le sue cronache in rete. Si è tirata in ballo l'intelligence della Cia, del Mossad israeliano. Presentatosi come un ragazzo di 29 anni che ha passato 15 anni all'estero dove ha imparato inglese e tedesco e che lavora per una ditta per la quale realizza progetti in 3D, tridimensionali, con il software Viz Modeling, il personaggio dell'anno si è scelto innanzitutto un eloquente nickname, uno pseudonimo che inneggia alla pace. Salam Pax significa due volte, in arabo e latino, pace. Quella stessa parola invocata, dai balconi dei palazzi, e dai tanti striscioni portati in corteo dai pacifisti di tutto il mondo.

È lui stesso a rispondere in prima persona ai dubbi e alle perplessità sulla sua identità. Infastidito sulla cronaca di venerdì 21 marzo scrive: "per favore smettete di mandare e mail chiedendo se sono vero. Non ci credete? Allora non leggete. Non sono lo strumento di propaganda di nessuno tranne che di me stesso". E gli analisti si sono cimentati nel verificare le sue descrizioni della città convenendo sulla sua attendibilità. Un giornalista del Guardian, Paul Boutin, esperto di tecnologia si è preso poi la briga, come riporta un articolo del 25 marzo scorso, di verificare gli indirizzi usati da Salam per inviare i suoi aggiornamenti ed ha accertato che sono compatibili, avvalendosi di server libanesi, con quelli di coloro che trasmettono messaggi dall'Iraq. Perché poi, se fosse un propagandista, Salam avrebbe cominciato il suo blog sei mesi fa in tempi non sospetti?

Se l'identità del misterioso personaggio resta oscura, grande presa hanno fatto le sue parole e la descrizione di una città sotto la minaccia delle bombe. Quel racconto dei B52 inglesi che, una volta levatisi in volo dalla Gran Bretagna, ci mettono sei ore per raggiungere l'Irak. Una città sconvolta dal conflitto dove pure si osservano anche spezzoni di una vita quotidiana come nelle frasi "verso le sei mio zio è uscito a comprare il pane", "il camion della spazzatura passava a raccogliere i rifiuti" e "il prezzo dell'acqua imbottigliata è triplicato".

Scomode, per l'una e l'altra parte in conflitto, le osservazioni di Salam. "Penso che la guerra in arrivo -scriveva il 16 marzo scorso, che oggi appare lontano un eternità- non sia giustificata. Le scuse per scatenarla sono state così stiracchiate che ormai non reggono più". Ma anche: "le sanzioni hanno reso gli iracheni ostaggi di questo regime e serrato ancora di più un cappio già stretto intorno ai nostri colli". Ed ancora sul suo messaggio di lunedì 24 marzo si chiede "Perché questo deve accadere a Bagdad?" e ancora "questa guerra sta cominciando a mostrare la sua faccia cattiva al mondo".

Una sporca guerra della quale manca ancora il quadro generale, l'oggettività dei fatti, raccontati oggi alla menopeggio dalla schiera di reporter sul campo. Una descrizione alla quale manca ormai da più di una settimana la probabile testimonianza oculare di Salam Pax sul suo blog "where is Raed?", dove Raed è probabilmente un suo amico arabo. Noi ci chiediamo: dove è Salam? E dal suo aka, che in gergo significa "also known as", potremo mai risalire alla persona che si nasconde dietro?

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