Il dittatore iracheno sarebbe prigioniero degli americani da diversi mesi prima del 14 dicembre 2003, data dell'annuncio della sua cattura.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-12-2003]
Stanno cominciando a fioccare le segnalazioni di un trafiletto, pubblicato il 20/12/2003 dalla controinformazione (la definizione è loro) di C@C@O Elefante, secondo il quale "un articolo fa notare che il colore giallo dei datteri mostrati nella foto si presenta solitamente nel periodo che va da agosto a settembre, fine settembre al massimo. Qualunque iracheno sa che e' impossibile trovare datteri gialli in dicembre in Iraq. Sarebbe come da noi vedere dei meli in fiore in agosto. Botanicamente improbabile."
Il sottinteso, insomma, sarebbe che Saddam è prigioniero degli americani da diversi mesi prima del 14 dicembre 2003 (data dell'annuncio della sua cattura). L'articolo di C@C@O Elefante è disponibile qui.
L'ipotesi è interessante e non mancherà di generare polemiche e teorie cospiratorie ancora più spettacolari di quelle intorno alla "non morte" di Elvis e Hitler o al "falso" sbarco sulla Luna. Ma c'è un limite umano al tempo dedicabile alle infinite ipotesi partorite dai complottisti, ed è quindi necessario limitarsi a quelle che hanno della sostanza. E questa, di sostanza, per il momento ne ha davvero poca.
Ma con questi ragionamenti ci si addentra nel labirinto scivoloso delle ipotesi costruite sulle ipotesi, in cui si può giustificare tutto e il contrario di tutto. Meglio lasciar perdere.
Qui occorre tornare indietro un momento agli elementi di base. Tutta questa teoria si basa su una foto pubblicata da un sito. Non è molto, e come sempre, nelle indagini antibufala, occorre applicare il criterio secondo il quale affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Per il momento, una singola foto pubblicata da un oscuro sito Web in arabo non è quel che si dice "prova straordinaria".
Infatti ci può essere, molto semplicemente, un errore di interpretazione della foto. Per esempio, quelli sono davvero datteri? Davvero il clima in quella regione rende l'evento botanicamente improbabile, come lo chiamano quelli di Cacao Elefante? Non vi è davvero alcuna altra spiegazione alla presenza di quella pianta in una foto che (stando alle versioni ufficiali) è stata scattata a dicembre 2003? Siamo sicuri che la foto non è stata ritoccata alterando il colore dei "datteri"?
Questa è la classica dimostrazione di come funziona il meccanismo mentale del complottista e di chi vuole fare sensazionalismo a tutti i costi, anche a costo di abituare la gente a dubitare di tutto e di tutti, con tutto quel che ne consegue socialmente. Il complottista si attacca a una singola "prova" sbucata da chissà dove, ignora sistematicamente tutti gli altri dati, e pretende che siano gli altri a dedicare ore e ore a smontare il suo castello di carte.
Eh no, cari complottisti e giornalisti che pubblicate qualsiasi cosa faccia vendere: sta a voi dimostrare che
a) la foto è autentica;
b) non è stata ritoccata per aggiungere o colorare i datteri;
c) quelli sono davvero datteri;
d) è vero che non è possibile trovare datteri in quella regione dell'Iraq, a quell'altitudine, in quella stagione.
Vedete quanto è facile costruire un'ipotesi di complotto e invece è difficile smontarla, ed è per questo che l'onere della prova deve spettare al complottista? Dove diavolo vado a trovare un botanico esperto di datteri iracheni della zona di Tikrit? Il complottista non ha questo problema: lui spara la sua teoria e sta a guardare l'effetto che fa.
Beninteso, per ciascuna di queste dimostrazioni non basta il sentito dire riferito poco responsabilmente da Cacao Elefante (peraltro già inciampato nella bufala delle armi chimiche italiane), ma occorre una fonte autorevole e super partes. Se la trovate, ne riparliamo; altrimenti, il dignitoso silenzio è una forma di ritirata più che onorevole.
L'indagine antibufala e i suoi aggiornamenti sono a vostra disposizione qui.
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