Un pamphlet sull'alienazione da telefonino.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-03-2007]
Vittorino Andreoli è uno dei più noti psichiatri italiani; ora può essere considerato uno dei maggiori critici della "società del telefonino", o meglio, del suo abuso. Un atto di accusa lucido e chiaro contro l'alienazione della società digitale è il suo breve saggio, appena uscito da Rizzoli, intitolato "Vita digitale".
Lo psichiatra si scaglia contro il telefonino, e in parte anche Internet, perché capaci di uccidere il "silenzio" nella psiche umana, quel silenzio che non è vuoto di parole ma spazio per la propria interiorità, le proprie fantasie, la possibilità di porsi le domande fondamentali della vita.
Il pensiero digitale, binario, fatto di si e di no, terribilmente concreto, uccide per Andreoli il pensiero simbolico, poetico, filosofico, religioso, capace di non risposte o di risposte non chiare, non facile, non certe, ma che sa alludere, dubitare, rimandare ad altre domande, nutrirsi di dubbi, immaginare mondi e soluzioni diverse dalla realtà nuda e cruda.
Il telefonino nella fase adolescenziale della vita forse è perfino utile, ci dice Andreoli, perché permette al ragazzo e alla ragazza di stabilire un legame con il gruppo, un linguaggio comune fatto di squillini e Sms, ma rischia nella vita adulta di essere un surrogato della vita reale.
E' il telefonino che ci fa sentire vivi, non elementi anonimi, quando rispondiamo gridando in uno scompartimento ferroviario; è rispondendo al telefonino che possiamo fingere davanti agli altri di essere quello che non siamo: forti, potenti, importanti, sicuri di noi.
L'uomo: un sacco vuoto con dentro un telefonino spento è l'incipit del libro di Andreoli e, forse, anche la sua disperata conclusione.
Scheda
Titolo: La vita digitale
Autore: Vittorino Andreoli
Editore: Rizzoli
Prezzo: 10 euro
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