Facebook, un brevetto per attivare i microfoni degli smartphone a tradimento

Per spiare le preferenze degli utenti senza che se ne accorgano.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-07-2018]

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Quanti usano Facebook prima o poi si pongono tutti la stessa domanda: ma questo social network mi spia?

Quando i banner pubblicitari riguardano in maniera sospetta proprio ciò di cui si è appena finito di discutere online viene da chiedersi se si tratti di una semplice coincidenza o se invece ci sia qualche ragione più profonda.

«Facebook non spia nessuno» ha sempre giurato Mark Zuckerberg, anche davanti ai senatori americani, pur dovendo ammettere che la principale attività della sua creatura è vendere pubblicità e pertanto sì, un po' di profilazione degli utenti è inevitabile.

Ora però pare che quel "po' di profilazione" si prepari a diventare "una massiccia raccolta di informazioni sensibili", passando direttamente attraverso la registrazione di ciò che dicono, fanno e guardano gli utenti.

Lo scorso 14 giugno Facebook ha infatti richiesto un brevetto per una tecnologia che le consenta di attivare da remoto i microfoni degli smartphone degli utenti e iniziare a registrare su comando.

Il comando in questione è un suono ad alta frequenza, inaudibile all'orecchio umano, nascosto all'interno di «contenuti trasmessi» (come per esempio gli spot pubblicitari televisivi).

Diciamo che sulla TV appare un certo spot, all'interno del quale c'è il segnale. Noi non lo sentiamo, ma il microfono del telefonino lo capta e inizia a registrare i «rumori ambientali» - ossia tutti i suoni alla sua portata, conversazioni comprese - per poi inviare «una impronta digitale ambientale sonora» a Facebook perché il social network possa analizzarla.

Il sistema di analisi identifica quindi i contenuti che hanno attivato la registrazione (per esempio il prodotto pubblicizzato) e registra l'avvenuta "visualizzazione" (come accade per i banner online) da parte dell'utente.

Questa agghiacciante prospettiva, che fa carta straccia di tutti i discorsi sulla privacy e sulla profilazione degli utenti, è forse la spiegazione più chiara del perché Mark Zuckerberg stesso copre con un pezzo di nastro adesivo la webcam e il microfono dei proprio computer.

Quando la richiesta di brevetto è diventata di dominio pubblico, ovviamente ci sono state pressioni perché Facebook commentasse ufficialmente la cosa e, magari, spiegasse che cosa sia loro saltato in mente.

Allen Lo, vicepresidente di Facebook, s'è assunto il compito di portavoce e ha spiegato che sì, il social network ha ideato e vuole proteggere quella tecnologia, ma sostanzialmente lo fa per il bene degli utenti.

«È pratica comune» - ha raccontato - «richiedere dei brevetti per prevenire gli attacchi da parte delle altre aziende. Per questo motivo, i brevetti tendono a riguardare tecnologie futuristiche spesso di natura ipotetica, e che potrebbero venir commercializzate da altre aziende».

Insomma, Facebook avrebbe deciso di brevettare gli spot spioni per evitare che qualcun altro lo faccia per primo, magari con intenti malvagi (tipo usarli per lo scopo per il quale sono stati creati, ossia spiare gli utenti). Nelle mani di Facebook, invece, sarebbero sicurissimi, perché tutti sanno che Facebook ha un sommo rispetto per la riservatezza dei suoi iscritti.

Infatti - ha dichiarato, rassicurante, Lo - «La tecnologia descritta in questo brevetto non è stata integrata in alcuno dei nostri prodotti, né lo sarà mai». E come si fa a non credere a Facebook?

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