IBM compra Red Hat Linux per 34 miliardi di dollari



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-10-2018]

ibm acquisisce red hat

Forse oggi molti non lo ricordano ma IBM è sempre stata interessata al mondo dell'open source in generale e a Linux in particolare, come testimonia la campagna pubblicitaria lanciata 15 anni fa (e di cui riportiamo uno spot in fondo all'articolo).

Pur essendo uscita dal mercato dei Pc, IBM è tuttora un nome fondamentale nell'informatica (specialmente nel settore dei server e dei supercomputer) e non ha mai smesso di adottare soluzioni basate sul sistema del pinguino.

Ora Big Blue ha deciso che è tempo di fare una mossa ancora più decisa: ha acquisito Red Hat, l'azienda che ha dimostrato come sia possibile mantenere un business di successo basandosi sul software open source e che è all'origine di distribuzioni come RHEL, CentOS e Fedora.

Per l'acquisizione, IBM ha sborsato ben 34 miliardi di dollari e, in base agli accordi, Red Hat inizierà a operare insieme alla divisione Hybrid Cloud come unità indipendente e neutrale.

Al comando di Red Hat resterà la dirigenza attuale, e verranno anche mantenute tutte le infrastrutture che l'azienda ha adoperato sinora, dalle sedi ai marchi fino alle politiche interne.

Fin qui le promesse. La notizia ha però scatenato anche qualche preoccupazione, dato che IBM, dopotutto, è praticamente sinonimo di "multinazionale" e "grande azienda", laddove l'open source viene generalmente recepito come una realtà slegata da questo tipo di strutture.

Né si può dire che IBM non abbia mai sbagliato direzione negli ultimi anni: certo porta a Red Hat una sicurezza finanziaria invidiabile, ma non è detto che la nuova gestione - al di là delle garanzie di indipendenza annunciate - sia un bene per la continuità di questa parte importante del mondo Linux.

Se anche si realizzasse il peggiore degli scenari, però, per Linux non sarebbe un dramma completo: IBM ha comprato Red Hat, non Linux. La frammentazione delle distribuzioni, che tante volte viene criticata è che è proprio dovuta alla natura "aperta" del kernel e di tutti i software che le compongono, fa sì che nessuna mossa sbagliata da parte di un'unica azienda possa minare completamente il futuro della creatura di Linus Torvalds.

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