Un automobilista contesta la multa per eccesso di velocità: il Gps proverebbe che era rimasto sotto al limite, ma il giudice non gli crede.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-11-2009]
Il 4 luglio 2007 un poliziotto di Petaluma, negli Stati Uniti, multò Shaun Malone, diciassettenne del posto, per un eccesso di velocità rilevato dall'autovelox: secondo l'agente il ragazzo stava viaggiando a 62 miglia all'ora - circa 100 chilometri orari - in una zona dove il limite è di 45 miglia all'ora, ossia circa 72 chilometri orari.
Shaun e famiglia fecero ricorso: l'auto su cui viaggiava quel giorno era infatti dotata di un dispositivo Gps che ogni 30 secondi registra velocità, direzione e posizione del veicolo; se il sistema rileva una velocità superiore alle 70 miglia orarie avvisa automaticamente i genitori.
Secondo i dati del Gps, all'incirca nello stesso luogo in cui il poliziotto registrò il superamento del limite Shaun viaggiava precisamente a 45 miglia orarie.
L'accusa - e la decisione del giudice - si sono basate proprio sui dati del Gps: prima di prendere la multa, Shaun era fermo a un semaforo e dunque la sua velocità era di 0 miglia all'ora; dopo 30 secondi (e dopo essere passato davanti all'autovelox) si muoveva a 45 miglia all'ora ma la distanza percorsa (2040 piedi, circa 728 metri) dimostrerebbe come nel tragitto abbia raggiunto una velocità maggiore: se avesse sempre viaggiato a 45 miglia orarie avrebbe percorso circa 600 metri.
I due anni di vicenda giudiziaria, oltre a non aver portato alcun vantaggio a Shaun Malone, sono costati alla polizia la bellezza di 15.000 dollari per la consulenza di un esperto in tecnologia Gps, più le varie spese giudiziarie. La polizia sostiene di averli spesi volentieri per evitare che si creasse un precedente in grado di screditare gli autovelox in tutto lo stato.
I genitori di Shaun sono tuttora convinti che il figlio sia innocente e che il computo della distanza sia errato: in realtà l'auto avrebbe percorso meno strada, e dunque il ragazzo si sarebbe mantenuto al di sotto del limite; secondo il padre il giudice avrebbe voluto dar ragione all'agente a tutti i costi.
Quanto al giudice, sostiene che non sia mai stata in discussione l'accuratezza del sistema Gps quanto piuttosto le diverse interpretazioni dei dati.
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