[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-08-2016]
Al Museo Nazionale delle Scienze di Tokyo c'è un robot in grado di muoversi da sé (e non secondo istruzioni inserite da programmatori) e che sa anche cantare.
Si chiama Alter e la sua caratteristica più importante è la rete neurale che lo gestisce e che i suoi progettisti hanno chiamato Central Patter Generator.
Per Alter, essere dotato di una rete neurale significa avere a disposizione una struttura che replica il funzionamento dei neuroni del cervello: grazie a essa, il robot può scegliere da sé il modo in cui muoversi in base ai segnali ricevuti dai suoi sensori, che rilevano la temperatura, l'umidità, il rumore e la vicinanza con persone e oggetti.
Tutto ciò non consente ad Alter di eseguire movimenti che ricordino quelli di un essere umano vero; tuttavia il modo in cui si muove fa quasi pensare di trovarsi di fronte a qualcosa di vivo.
«Finora, fare in modo che gli androidi parlassero o interagissero per 10 minuti comportava un quantitativo incredibile di duro lavoro: bisognava programmare qualcosa per reagire per tutto quel tempo. Alter, che si muove per conto proprio, lo può fare facilmente» spiega il professor Kouhei Ogawa, ideatore di Alter.
C'è di più: Alter è anche in grado di cantare, in un certo senso. La melodia che esso riproduce è infatti derivata dall'onda che descrive il modo in cui si stanno muovendo le sue dita. L'articolo continua dopo il video.
I giapponesi non sono però gli unici a interessarsi di robotica. Un gruppo di ingegneri biomedici e di terapisti ha creato, presso l'Università dell'Oklahoma, un robot capace di aiutare a sviluppare le abilità motorie e cognitive gli infanti a rischio di sviluppare una paralisi cerebrale.
Grazie alla ricerche della dottoressa Thubi Kolobe si sa che il periodo critico dura circa sei mesi, quando il bambino ha dai due agli otto mesi: è in questa "finestra" che è importante intervenire.
Domotica, gli ostacoli | ||
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In questo periodo, infatti, il bambino inizia a scalciare, a muoversi e a gattonare, mentre tra i suoi neuroni si creano nuove connessioni e si sviluppano abilità quali la capacità di risolvere problemi, la percezione della profondità e la cognizione spaziale.
In particolare, è importante che l'infante sia in grado di gattonare. «Se un bambino prova a muoversi e non ottiene l'effetto desiderato - come capita a molti bambini con paralisi cerebrale, che non gattonano fino a due anni, se mai iniziano - può essere tentato di smettere, e il cervello alla fine perde le relative connessioni motorie e spaziali».
Il robot creato dai ricercatori dell'Università dell'Oklahoma, chiamato SIPPC (Self-Initiated Progression Crawler) aiuta i bambini a imparare a gattonare grazie a un algoritmo che capisce che cosa il bambino sta cercando di fare e lo aiuta nel modo corretto.
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