I siti in molti casi sono tornati accessibili, si agisce solo sui DNS.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-03-2014]
La scorsa settimana la Guardia di Finanza ha portato a termine un maxisequestro di siti torrent, bloccando ben 46 siti.
Per attuare il blocco era stato deciso di rendere irraggiungibili gli indirizzi IP utilizzati dai siti in questione; ciò però ha portato immediatamente a un problema che, peraltro, era anche prevedibile.
In molti casi il blocco dell'indirizzo IP non ha reso irraggiungibile soltanto il sito pirata ma anche tutti gli altri siti che adoperavano il medesimo IP.
È stato necessario così fare una parziale marcia indietro, liberando gli indirizzi e intervenendo sui DNS, una misura che gli utenti più esperti sanno come aggirare.
Alcuni ISP, poi, hanno semplicemente rimosso i blocchi senza nemmeno modificare i server dei nomi.
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Il risultato è che «la più grande operazione antipirateria in Italia» - come era stata definita - si è praticamente risolta in niente: imporre blocchi di questo tipo è di fatto inutile.
Da più parti si ricorda che se davvero si vuol tagliare le gambe ai siti pirata l'unica strada è chiudere i rubinetti che portano loro denaro, ossia «colpire non i siti ma le vie di finanziamento dei loro gestori» come spiega l'avvocato Fulvio Sarzana.
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