Nel caso dell'adolescente spinto a suicidarsi da un chatbot, il giudice ha deciso che il testo generato non è protetto dal Primo Emendamento USA.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-06-2025]
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Azienda IA in tribunale per il suicidio di un adolescente
I chatbot non godono delle protezioni offerte dal Primo Emendamento della Costituzione statunitense: l'ha stabilito il giudice Anne Conway, chiamata a dirimere il caso dell'adolescente suicidatosi dopo alcune conversazioni con una IA, di cui abbiamo parlato poco tempo fa.
La causa è nata quando la madre del ragazzo ha portato in tribunale Character.ai e Google, finanziatrice dell'azienda; secondo l'accusa, la startup dietro al chatbot ispirato a Daenerys Targaryen (personaggio del Trono di Spade) avrebbe spinto il ragazzo al suicidio.
Character.ai aveva cercato di sostenere che il testo generato dal bot era una forma di espressione protetta per l'appunto dal Primo Emendamento, come libri, film, videogiochi. Ma ora il giudice ha deciso che non è questo il caso.
A differenza di contenuti tradizionali come film o libri, i chatbot generano risposte in tempo reale, spesso personalizzate. Questo li rende strumenti potenti ma potenzialmente pericolosi, soprattutto per utenti vulnerabili come gli adolescenti.
La sentenza non chiude la controversia circa il ruolo dei chatbot e la loro influenza sugli utenti; può tuttavia rappresentare un «caso pilota» per la giurisprudenza statunitense, come ha indicato Lyrissa Barnett Lidsky, professoressa di diritto dell'Università della Florida. Ad ogni modo, la causa contro Character.ai e Google è appena agli inizi.
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Homer S.