Il gigante dei chip è un attore di primo piano nel mondo dell'open source: ora si chiede se ne valga davvero la pena.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-10-2025]
Durante il Tech Tour di Intel tenutosi in Arizona, il responsabile della divisione datacenter Kevork Kechichian ha dichiarato che Intel sta riconsiderando il modo in cui contribuisce all'ecosistema open source. Pur ribadendo l'intenzione di non abbandonare la comunità, Kechichian ha sottolineato la necessità di «trovare un equilibrio» tra il supporto alla trasparenza e la tutela degli interessi strategici di Intel. Ha detto che l'azienda ha investito enormemente in software libero, ma ora intende evitare che i concorrenti traggano vantaggi sproporzionati da questi investimenti.
«Dal punto di vista infrastrutturale, abbiamo probabilmente la più ampia presenza nel settore dell'open source» ha affermato Kechichian. «Dobbiamo trovare un equilibrio che ci consenta di sfruttare questo vantaggio a favore di Intel, senza lasciare che altri se ne approfittino». Le sue parole disegnano un panorama che sembra cozzare con i principi ispiratori della filosofia open source, ma che probabilmente ha senso dal punto di vista di un'azienda che non si trova nei suoi anni migliori.
Il nodo centrale della riflessione riguarda la portabilità e l'ottimizzazione del codice. Le librerie open source sviluppate da Intel sono pensate per funzionare al meglio su piattaforme Xeon e possono essere facilmente adattate per girare su hardware concorrente come quello di AMD o Qualcomm. Questo meccanismo da un lato favorisce l'adozione e la compatibilità, dall'altro consente ai rivali di accelerare lo sviluppo delle proprie soluzioni sfruttando il lavoro di Intel.
Un esempio emblematico di quella che sembra essere l'intenzione di Intel è rappresentato dalla situazione delle librerie OneMKL: mentre le interfacce di alto livello sono aperte, i moduli matematici di base restano chiusi. In passato Intel ha persino implementato controlli che rilevavano l'uso su CPU non Intel, forzando l'esecuzione di versioni meno ottimizzate del codice. Secondo Kechichian è possibile che simili misure vengano estese ad altri progetti, anche se ciò comporterebbe il rischio di frammentazione e fork da parte della comunità.
La situazione è resa più complessa dalla riduzione del personale avvenuta negli ultimi mesi, che ha già avuto un impatto su diversi progetti open source. Diverse librerie e driver Linux legati alle tecnologie Intel come QuickAssist e Data Streaming al momento risultano "abbandonati" dopo il licenziamento di quei dipendenti Intel che ne garantivano lo sviluppo. Ciò solleva dubbi sulla capacità dell'azienda di sostenere nel tempo i propri contributi open source, soprattutto in ambiti critici come l'accelerazione hardware e la sicurezza.
Tramite un portavoce Intel ha precisato che «rimane profondamente impegnata nell'open source» e che sta «valutando con attenzione dove e come contribuire» con l'obiettivo di valorizzare le proprie competenze senza rinunciare al supporto delle comunità che ha aiutato a costruire. La nuova strategia non vuole implicare un disimpegno ma una ridefinizione delle priorità: meno contributi generalisti e più attenzione alle aree dove il ritorno tecnologico e commerciale è diretto. Resta da capire come questa posizione influenzerà l'equilibrio tra apertura e protezione nel software infrastrutturale e se la comunità open source accetterà un ruolo più selettivo da parte di uno dei suoi attori storici.
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