Si tratta di miliardi di record che non dovrebbero esistere.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-04-2024]
Che la Modalità Incognito di Google Chrome non renda davvero anonimi nel web, e soprattutto non serva a impedire che aziende come Google stessa raccolgano dati sugli utenti, non dovrebbe ormai essere più un mistero per nessuno.
In particolare, da quando nel 2020 è stata intentata una class action contro Google proprio per la raccolta di dati che avviene quando si naviga in modalità incognito, i dubbi dovrebbero essere scomparsi: Google continua a profilare gli utenti, e detiene un sostanzioso ammontare di dati a loro relativo.
La battaglia legale che si va trascinando in questi ultimi anni è ora arrivata a un punto di svolta: secondo quanto riporta il Wall Street Journal, Google avrebbe accettato di cancellare i dati relativi a milioni di utenti di cui è in possesso.
Si tratta di informazioni relative a utenti che hanno usato la modalità incognito dal 1 giugno 2016 a dicembre 2023, ossia «miliardi» di record; tutti i dati che non dovessero essere cancellati dovranno essere resi completamente anonimi.
C'è dell'altro: Google si impegna a informare con maggiore precisione gli utenti circa i dati che raccoglie anche durante la modalità di navigazione privata; ciò è qualcosa che sta già succedendo da qualche tempo in Google Chrome.
«Il risultato è che Google raccoglierà meno dati dalle sessioni di navigazione privata degli utenti, e che Google ricaverà meno denaro dai dati» scrivono gli avvocati che rappresentano i partecipanti alla class action.
Ora spetta al giudice decidere se accogliere questa proposta, che - si calcola - costerebbe a Google 7,8 miliardi di dollari (in base al valore dei dati in possesso dell'azienda); si tratta di una somma in sé superiore ai 5 miliardi di dollari originariamente chiesti come risarcimento da parte dei partecipanti alla causa ma non comporta un vero pagamento dei danni.
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La navigazione in incognito non è in incognito
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