La telefonia italiana e il pluralismo dell'informazione

I riflettori dei media sono centrati sui problemi e sulle polemiche legate ai pericoli per la libertà e il pluralismo nel mondo dell'informazione radiotelevisiva: Berlusconi controllore dell'emittenza privata e, indirettamente, di quella pubblica attraverso la maggioranza parlamentare. Vediamo cosa succede, di analogo o molto simile, nel mondo della telefonia.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-03-2002]

Non ne se può più di ascoltare le polemiche sul pluralismo dell'informazione radiotelevisiva scoppiate dopo la vicenda della nomina del consiglio di amministrazione Rai, seguite dagli scontri nelle aule parlamentari che hanno sfiorato il piano fisico. La situazione è arcinota: Silvio Berlusconi, capo del governo, nel contempo è il proprietario del maggiore network editoriale e televisivo privato del nostro Paese, amministrato e diretto dai suoi figli. E' una situazione che non ha precedenti nel resto dell'Occidente democratico, né in passato né oggi, che non sarebbe ammissibile negli Usa, patria del libero mercato, ma che in Italia è realtà.

Il mondo della radiotelevisione e dell'editoria converge, e convergerà ancora di più in futuro con il mondo della telefonia fissa e mobile e di Internet. Converge oggi per la fornitura di contenuti su Internet e sui telefonini; convergerà sempre di più con la diffusione della Web-Tv, grazie alla banda larga e all'Umts con la videocomunicazione mobile. Non dimentichiamo poi che i maggiori investitori in pubblicità su Tv e Giornali sono le società di telefonia mobile e fissa; inoltre Telecom Italia possiede La7, l'emittente televisiva che segue, sia pure a grande distanza, Rai e Mediaset.

Come si posiziona il mondo della telefonia italiana rispetto a Berlusconi? Berlusconi controlla Albacom che, se si aggregasse a Edisontel e ad Atlanet, potrebbe essere il terzo polo telefonico italiano. Inoltre il governo, attraverso l'Enel, controlla Nuova Wind: questo dovrebbe continuare anche dopo la quotazione in Borsa e la cessione di una consistente quota azionaria. Wind è il quarto gestore della telefonia mobile italiana, ha acquisito Infostrada e Italia Online, e punta ad acquisire sempre maggiori quote di mercato nel fisso, mobile e Internet.

Tra poco il Governo dovrebbe rinnovare il vertice Enel (e quindi il vertice di Wind), confermando o meno Franco Tatò, suo attuale amministratore delegato oltre che presidente di Wind. Inoltre, anche un uomo equilibrato, prudente e attento nei modi come il presidente di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, si è sbilanciato dichiarando che la compattezza e l'ispirazione liberista del governo Berlusconi produrranno un nuovo miracolo italiano, simile a quello degli anni '60.

Recente è la notizia che Barbara Poggiali, direttore generale di e-Biscom, la finanziaria di Fastweb, viene sostituita da Sergio Scalpelli, già assessore nella giunta Albertini di Milano e dirigente di Forza Italia milanese.

Tutta con Berlusconi la telefonia italiana? Sembrerebbe di sì. Certo l'impresa italiana, soprattutto quella che si riconosce in D'Amato, grintoso Presidente di Confindustria, tifa per il governo di centrodestra, impegnato in un braccio di ferro con i sindacati. Ma nella situazione complessiva del mondo dell'editoria, della tv, delle Tlc e Internet in Italia, con tutta la buona volontà, è difficile non vedere qualche fosca tinta da "1984" di Orwell.

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Pier Luigi Tolardo

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