Sono cambiati i termini d'uso: viene meno la possibilità di studiare e smontare ogni parte della piattaforma. Dubbi anche sul rispetto del GDPR.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-12-2025]

L'annuncio dell'acquisizione di Arduino da parte di Qualcomm, avvenuto lo scorso ottobre 2025 per una cifra non divulgata, ha inizialmente suscitato reazioni miste nella comunità; alcuni hanno iniziato a sperare di vedere un maggiore supporto hardware, ma molti di più hanno espresso timori per la compatibilità con il modello open source che ha reso Arduino uno strumento accessibile per hobbisti, educatori e professionisti.
Fondata nel 2005 in Italia dall'Interaction Design Institute Ivrea, Arduino si è affermata grazie a licenze permissive come LGPL e GPL, che consentono lo studio, la modifica e la ridistribuzione libera di hardware e software, favorendo un ecosistema di milioni di progetti globali. L'operazione di acquisizione, completata sotto la guida di Qualcomm Technologies, ha portato a un aggiornamento dei Termini di Servizio (ToS) e della Privacy Policy a novembre 2025, introducendo clausole che hanno amplificato le preoccupazioni, specialmente per la percezione di un passaggio da piattaforma comunitaria a servizio corporate controllato.
Le modifiche principali ai ToS, visibili sul sito ufficiale, riguardano diversi aspetti critici. Per esempio, la sezione 8.2 ora vieta esplicitamente il reverse engineering della "Piattaforma", definita in modo ampio per includere non solo il cloud ma anche documenti, il Project Hub, blog e forum: «Gli utenti non dovranno tradurre, decompilare o fare reverse engineering della Piattaforma, o compiere qualunque altra azione pensata per identificare gli algoritmi e la logica del funzionamento della Piattaforma, a meno di non essere autorizzati esplicitamente». Ciò contraddice il principio di hackability (possibilità di studiare e "smontare" ogni parte della piattaforma) che ha sempre caratterizzato Arduino, dove lo studio degli schemi hardware era incoraggiato per innovazione e educazione.
La clausola 8.5 sui brevetti stabilisce che «Qualunque progetto o prodotto creato con Arduino non è esente dal pagamento dei diritti di sfruttamento di eventuali brevetti coinvolti». La clausola proibisce anche l'uso della piattaforma «per identificare o fornire prove a supporto di potenziali denunce di violazione di brevetti contro Arduino», estendendo il divieto anche a identificazioni in buona fede. Per la privacy, i nuovi termini autorizzano un monitoraggio esteso degli account, inclusi «uso di funzioni e funzionalità, tempo di calcolo, e archiviazione» per i Prodotti AI, senza dettagli su conservazione dati, accesso o conformità al GDPR.
Queste novità hanno scatenato un'ondata di critiche. Adafruit Industries, distributore open source di New York e voce autorevole nel settore, già il 21 novembre ha pubblicato un post su LinkedIn col quale ha definito i cambiamenti «un cambio di rotta deciso rispetto all'ethos open source che ha permesso di costruire la piattaforma». Philip Torrone, co-fondatore di Adafruit, ha sottolineato come le sezioni sui ToS «rimodellino Arduino da piattaforma comunitaria aperta a servizio corporate con estrazione profonda di dati», citando la licenza perpetua su codice e design caricati dagli utenti, la ritenzione indefinita dei nomi utente dopo la chiusura dell'account e l'integrazione dei dati nel ecosistema globale di Qualcomm.
Alle critiche emerse nel web Arduino ha risposto con un post sul blog ufficiale il 21 novembre 2025, intitolato The Arduino Terms of Service and Privacy Policy Update: Setting the Record Straight, ribadendo: «Qualunque hardware, software o servizio rilasciati con licenza open source rimangono disponibili come prima». Il team ha chiarito che le restrizioni sul reverse engineering si applicano solo alle applicazioni SaaS in cloud, come Arduino Cloud, e non all'IDE o agli schemi hardware, che restano sotto AGPL-3.0 su GitHub. Riguardo ai brevetti, si è specificato che non cambiano le licenze esistenti; per la privacy, i dati utente servono solo per funzionalità richieste come la collaborazione cloud, senza monetizzazione da parte di Qualcomm.
«Siamo open source da prima che fosse di moda. Non cambieremo ora», afferma il post, enfatizzando l'impegno per l'indipendenza post-acquisizione e il supporto a schede non prodotte da Qualcomm. I critici sottolineano ancora però come il linguaggio dei nuovi TOS resti ambiguo: non è chiarissimo, sulla carta, che cosa rientri nella "Piattaforma", senza contare che l'assenza di dettagli sulla conservazione dei dati può sollevare dubbi circa il rispetto del GDPR, specialmente per i minori.
Nella mente del web ci sono precedenti storici che spingono a considerare con cautela ogni promessa da parte delle grandi realtà tecnologiche, come l'acquisizione di MySQL da parte di Oracle che portò a fork come MariaDB, o quella di GitHub da parte di Microsoft.
|
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
|
||
|
