One Pass, i contenuti in abbonamento secondo Google

Notizie, musica e video a pagamento: Google risponde a Apple offrendo agli editori accordi più vantaggiosi.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-02-2011]

Google One Pass abbonamenti Apple editori contenut

Soltanto l'altro ieri Apple ha presentato il proprio sistema di abbonamenti dedicato alle applicazioni in vendita nell'App Store.

Nato insieme al Daily di Rupert Murdoch, il quotidiano creato in esclusiva per l'iPad, il servizio permette di distribuire contenuti (dalle notizie alla musica, passando per i video e tutto quanto possa venire in mente) tramite l'App Store gestendo i pagamenti con la tecnologia già messa a disposizione da Apple per l'acquisto delle applicazioni.

In questo modo si possono creare abbonamenti settimanali, quindicinali, mensili, bimestrali, trimestrali, semestrali o annuali: l'utente deciderà quale sottoscrivere, e avrà sempre la possibilità di disdirlo. L'incasso andrà per il 30% a Apple e per il 70% agli editori.

Oggi Google risponde presentando One Pass. La filosofia di fondo è la stessa: si tratta di un sistema che permette agli utenti di autenticarsi e agli editori di gestire i pagamenti (che avvengono tramite Checkout) senza dover dare vita a una struttura propria.

I creatori di contenuti possono impostare profili che permettono di accedere a singoli articoli, altri che consentono di visualizzare i contenuti per un giorno intero, altri che prevedono un abbonamento mensili o creare combinazioni personalizzate.

Google spiega che il sistema permette di visualizzare i contenuti indipendentemente dal dispositivo utilizzato, sia esso un PC, un tablet o uno smartphone.

Dal punto di vista degli editori, One Pass pare più conveniente rispetto alla proposta di Apple: Google infatti trattiene per sé soltanto il 10%.

One Pass è già disponibile in Canada, Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.

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Se ne parla da almeno dieci anni ma di applicazioni pratiche ne ho viste ben poche.
I prodotti disponibili sono troppo costosi, non hanno mercato.
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Si possono ottenere dei discreti risultati senza svenarsi: basta la propensione al "fai da te" e un po' di hacking.
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