Ispirata ai calamari, servirà per realizzare cavi sottomarini che non hanno bisogno di manutenzione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-11-2015]
Un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania ha creato un materiale che, in presenza di acqua, è in grado di ripararsi da solo: lo studio che lo descrive è stato pubblicato su Nature Scientific Reports.
L'ispirazione per la creazione di un tale materiale è arrivata dalla radula dei calamari, i cui denti sono molto robusti e hanno la particolarità di poter cambiare stato da solido a liquido in presenza di acqua, riparando in tal modo eventuali danni.
Dopo aver analizzato esemplari provenienti da diverse specie di calamari, i ricercatori hanno scoperto il codice genetico della proteina che consente a questi denti di ripararsi quando si spezzano, e l'hanno utilizzata per modificare geneticamente dei batteri affinché la producessero.
La proteina così prodotta è stata inserita in copolimero, ottenendo un materiale con una struttura rigida ma in grado di ripararsi autonomamente: per dimostrarne le proprietà, un segmento è stato diviso in due parti e poi le metà sono state riavvicinate, bagnandole con una goccia d'acqua.
Le parti si sono saldate nuovamente tra loro ripristinando la stessa resistenza del segmento prima che venisse spezzato; i ricercatori hanno scoperto che l'operazione avviene al meglio se la temperatura del materiale è di 45 gradi centigradi e se viene esercitata una leggera pressione con un attrezzo di metallo.
Gli studiosi pensano che un materiale di questo tipo possa trovare applicazioni nel campo degli impianti biomedici o nella realizzazione dei cavi sottomarini, difficilmente raggiungibili quando si tratta di effettuare delle riparazioni. Ovviamente, prima di passare alle applicazioni pratiche serviranno altri studi per capire come si comporta il materiale alla prova del tempo e come la presenza costante dell'acqua influisca sulle sue capacità di autoriparazione.
«Forse un giorno potremo usare questo sistema per curare le ferite o per altre applicazioni» ha dichiarato Melk Demirel, professore dell'Università della Pennsylvania.
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